In vista della Roma, qualche rebus per Gilardino: schierare Malinovsky?

Fonte: Pagina Facebook Ufficiale Genoa CFC.it

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Che il Genoa debba cambiare registro non lo dicono tanto i risultati (quattro punti in cinque terribili match non rappresentano un bilancio disastroso) quanto le prestazioni. La piazza rossoblù se ne sta calma, ma sotto sotto inizia ad affiorare un certo malcontento legato all’atteggiamento, più tattico che mentale, squadernato sinora. Questa squadra votata quasi esclusivamente a non prenderle, col baricentro bassissimo, non suscita eccessivo entusiasmo, sicché si auspica una metamorfosi.

Al posticipo con la Roma l’ardua sentenza. La speranza comune è di rivedere l’unico Genoa spumeggiante del campionato, quello dei 70 minuti iniziali con il Napoli: bravo sì a difendersi ma anche a riproporsi in avanti, a pungere, a concretizzare. Impresa tutto sommato alla portata, anche se ogni gara è diversa dalle altre e la Lupa mouriniana non assomiglia per nulla al Ciuccio.

Fonte: Pagina Facebook Genoa CFC 1893

Stavolta, se non altro, l’avversario non dovrebbe essere portato a comandare la gara: non rientra nelle corde del portoghese, da sempre aduso ad aspettare i rivali per poi buggerarli in contropiede. Propensione addirittura accentuata dall’arrivo di Lukaku, che negli spazi sterminati può azionare i cingoli e abbattere qualsiasi malcapitato difensore. Dunque, sarà obbligatorio mantenere un certo equilibrio tra le legittime aspirazioni dei 25 mila indiavolati rossoblù sugli spalti e le esigenze di non scoprire eccessivamente le retrovie.

Aspettiamoci comunque un Grifone meno rinunciatario di quelli visti all’opera in trasferta. Rispetto alla sfida con Kvara e Osimhen, Gila può disporre di un Malinovskyi presentabile in più, ed è conseguenziale la tentazione di farlo esordire finalmente dal primo minuto, modificando l’assetto col ritorno all’albero di Natale. L’ex atalantino è stimolatissimo dalla recente convocazione in Nazionale e arde dalla voglia di conquistare la gente genoana a suon di fatti. La sua presenza, inevitabile, potrebbe giovare a Gudmundsson, che aspetta un partner all’altezza, e soprattutto a Retegui, il cui status di “isolato” non lo gratifica affatto.

Tocca comunque al mister assumere decisioni piuttosto scomode. L’ingresso dell’ucraino significherebbe la rinuncia ad un terzino tra Sabelli, Vasquez e De Winter, con il solito trio in mediana e il doppio rifinitore al servizio del bomber. Come alternativa, l’ennesima rimandatura di Malinovskyi e la conferma del modulo di Lecce, con rotazione di novanta gradi degli esterni, così da tornare all’amato 3-5-2 con il possesso palla: ipotesi non probabile a neppure da scartarsi.

Anche a centrocampo si prospetta una novità, legata alle difficoltà di Strootman a giocare tre partite in una settimana. Più che Thorsby – evanescente col Napoli – si candida Kutlu, giocatore tutto da scoprire ma meritevole di una chance.

In campo, ovvio, il Genoa dovrà anche tener conto di quanto consentiranno i giallorossi, che a Torino hanno dato pallidi segni di ripresa sfiorando il colpo grosso. Nelle file ospite mancherà Smalling, e si tratta di una perdita grave in terza linea, anche considerata la pochezza dei rincalzi, mentre a centrocampo, in attesa del miglior Pellegrini, Mourinho dovrebbe puntare sull’orgoglio di Paredes – un campione del mondo – e sull’eclettismo di Cristante. I destini dei capitolini comunque restano prevalentemente congiunti alla vena contingente di Dybala e Lukaku, due fuoriclasse ampiamente in grado di fare la differenza. Il primo è difficilmente marcabile se ha la sfera tra i piedi; molto meglio limitarlo impedendogli di riceverla. Il secondo è una forza della natura, cui non bisogna concedere spazi sterminati e che occorre raddoppiare in area, per impedirgli di sfondare. Un lavoraccio attende Dragusin e Bani, che avranno bisogno di frequente assistenza.

Si annuncia un match stuzzicante e godibile, che il Genoa deve interpretare assolutamente con coraggio e sfacciataggine: sia per far contenta la propria gente, sia per incutere timore ad un rivale rispettabilissimo ma non inarrestabile.

PIERLUIGI GAMBINO

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