Tutto il Salento sportivo attende con ansia che il Lecce prolunghi il suo miracolo a spese del Genoa. I giallorossi veleggiano al quarto posto, sono imbattuti, strappano commenti meravigliati e incantati al mondo del football e non intendono cedere ad altri il prestigioso ruolo di “rivelazione”. Da anni non si registrava pari entusiasmo nel tacco dello Stivale e non si può davvero sostenere che il calendario stia sorridendo al Grifo, opposto subito a quattro squadroni ed ora ad una compagine in invidiabile salute, che provinciale è soltanto per un’ideale collocazione socio-calcistica ma non per un’adesione alla realtà.
Ciò premesso, Non è che i ragazzi del Gila scenderanno a Via del Mare con la tremarella. Sono consci che l’avversario è di tutto rispetto e va affrontato con applicazione e costanza somme, ma hanno i mezzi per rovinare la festa alla gente salentina. Dopo tutto, se su una bilancia dei valori dovessimo posare le rispettive individualità, il piatto genoano avrebbe la meglio per carisma, esperienza e anche qualità assoluta.
La gara, comunque, resta ispida. Quel sacripante di Pantaleo Corvino, diesse di lungo corso (oltreché genoano di tifo dall’età giovanile) ha ricostruito l’organico senza ritoccare i proficui canoni del mister precedente, Marco Baroni, trasferitosi a Verona. E il nuovo tecnico D’Aversa ha avuto l’intelligenza di non deragliare da quei binari di successo zittendo la presunzione di cambiare tutto.
Il Lecce è la squadra dall’età più verde, e lo si può anche notare dal dinamismo, dalla freschezza, dalla tonicità di giocatori non conosciutissimi ma già inseriti a dovere nel contesto della serie A. Ad onta degli otto punti incamerati e dell’imbattibilità stagionale, tuttavia, non appare inarrestabile, a patto di non lasciarsi travolgere dalla corsa sfrenata dei suoi interpreti e dalle indubbie qualità del centravanti Krstovic, dell’esterno destro Almqvist, del metronomo Ramadani, ex carneadi assurti a recente notorietà.
Mancheranno però nelle file pugliesi due perni del calibro di Banda, attaccante di destra, e di capitan Baschirotto, possente centrale difensivo pericoloso anche in area avversaria. Per sostituire il coloured concorrono Sansone (appena giunto in Puglia da svincolato) e Strefezza, due che ci sanno fare. Più complicato colmare la lacuna in terza linea (dovrebbe toccare all’eclettico Blin), e chissà che un Genoa avveduto e furbo non riesca a sfruttare questo svantaggio.
Gilardino, dal canto suo, non opererà rivoluzioni di assetto e di formazione, limitandosi a rilanciare il messicano Vasquez come terzino sinistro al posto di Martin. Per il resto, dieci probabili conferme, in grado di imporre le proprie personalità ed esperienza. E anche il talento di Gudmundsson e Retegui, che attendono solo di essere imbeccati a dovere dai compagni.

Non aspettiamoci un Genoa padrone del campo, ma ripetendo l’atteggiamento tenuto nei primi 70 minuti contro il Napoli – sin quando le gambe di Strootman, Badelj e Sabelli hanno girato a pieno ritmo – nessun traguardo appare proibito, e in caso di flessione in corso d’opera dovrà essere bravo il mister a scegliere i rimpiazzi giusti. Noi suggeriamo Kutlu, sfruttando magari l’eclettismo di Frendrup, abile anche a decentrarsi.
Mai come stavolta, sarebbe basilare colpire per primi e poi godere di spazi invitanti per le ripartenze. Un obiettivo non scontato, ma alla portata. E se anche il Lecce dovesse mostrarsi superiore nel palleggio stretto – eventualità non certo da scartarsi – la Maginot rossoblù sarebbe senz’altro in grado di reggere senza scalfitture.
In tema di pronostico, parliamo della classica partita da tripla, ma il Genoa ha due risultati utili su tre: il pari, infatti, basterebbe eccome a mantenersi in orbita salvezza.
PIERLUIGI GAMBINO