L’ottimo pareggio col Napoli frutto dell’intelligente flessibilità di Gilardino

Fonte: Pagina Facebook Genoa CFC 1893

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Sarà anche vero che le “grandi” è preferibile affrontarle ad inizio di campionato, quando non sono ancora carburate, ma neppure il più ottimista dei tifosi genoani avrebbe ipotizzato un Grifone a quota quattro dopo i primi 360 minuti infuocati, di fronte a compagini tutte da colonna a sinistra.

Il pessimista – o meglio, il prudente – prima di esprimere un giudizio definitivo attende al varco i rossoblù nei confronti con le pari target o nelle circostanze in cui occorra recuperare una situazione di svantaggio, ma nell’attesa è doveroso godersi questa squadra che Alberto Gilardino, tecnico dotato di tonnellate di fosforo, ha saputo correggere e migliorare cammin facendo.

Il primo tempo contro il Napoli è stato una lezione di gioco, concretezza, maturità. Pareva che tra i campioni d’Italia e la matricola si fossero invertiti i ruoli, tale era la lucidità con la quale il Grifone ha interpretato la gara.

Nell’elasticità mentale risiede una buona fetta del valore di un allenatore. Ebbene, Gila, dopo aver ripudiato la difesa a tre, che in pratica annullava all’origine qualsiasi proposta offensiva, ha pure accantonato la 4-3-2-1 per buttarsi in un 4-4-2 che farà forse inorridire parecchi tecnici della nouvelle vague, ma chi se ne importa? Per arginare un Ciuccio provvisto di una fantastica potenza di fuoco, ecco un modulo propizio, che in sovrappiù consente di sviluppare la manovra offensiva appena riconquistata palla.

Geniali anche certe mosse a livello di formazione. Per esempio il debuttante (post infortunio) De Winter, prorompente atleticamente ma anche dotato di piedi educati. E che dire di Sabelli centrocampista laterale? Ovvio, non si tratta di una soluzione esaltante, ma della meno improvvisata, mancando altri elementi con certe caratteristiche, ovviamente in attesa che Malinovskyi salga ad una condizione fisica presentabile.

Gli scettici blu sosterranno che quando si vince 2-0 dopo due terzi abbondanti di match sia sacrosanto portare a casa i tre punti, ma si tratta di giudizi ingenerosi e superficiali. Il Napoli ha cambiato i connotati del match appena sono entrati due nazionali del calibro di Raspadori e Politano.

Purtroppo, la rosa del Gila non è così profonda e appena la stanchezza ha appesantito le gambe e annebbiato le idee di qualche elemento – primariamente gli attempati Badelj e Strootman – ecco che la precedente spavalderia è andata a farsi benedire e si sono acuite le sofferenze.

Durante il calcio mercato, si è lungamente evidenziata la mancanza di un alter ego per il regista croato, aduso a calare negli spezzoni conclusivi delle gare. La società ha ingaggiato in extremis Kutlu, le cui caratteristiche però risultano ben differenti. Se non altro, l’olandese un domani potrà essere surrogato da Malinovskyi, ma non certo a breve giro di posta. Di sicuro Thorsby, che ricordiamo assai funzionale nell’impianto blucerchiato, si sta rivelando una delusione: non basta saltare più degli avversari sui palloni alti quando l’avversario gioca rasoterra. I suoi limiti tecnici sono emersi chiaramente.

E qui affiora il vero limite dell’organico genoano, poverissimo di riserve all’altezza. La dirigenza ne è conscia e sta già pensando a come sopperire nella prossima sessione di compravendita, ma gennaio è lontanissimo e il trainer dovrà gestire col misurino del farmacista il gruppo abbastanza esiguo di calciatori affidabili.

L’ultima chiosa riguarda Retegui. È indubbio che l’azzurro debba crescere nell’arte di tener palla, ma nella zona calda è un’ira di Dio. Lo spunto in velocità concluso con la bordata rintuzzata a fatica da Meret in corner (quello pronubo del vantaggio) è un biglietto da visita niente male e il colpo di sciabola del raddoppio, con la sfera indirizzata proprio là, verso la radice del montante, sembra un gioco da ragazzi, ma quanti bomber sanno produrla con questa disinvoltura? La sua prestazione è un invito a tecnico e compagni a preparargli la strada verso altri gol pesanti. E a questo proposito, è doveroso pretendere da Gudmundsson di avvicinarsi maggiormente al bomber, senza limitarsi alle personali volatone. Quei due, appena trovata l’intesa – sinora carente – possono diventare irrefrenabili.

PIERLUIGI GAMBINO

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