Cremonese bignami della disastrosa stagione blucerchiata

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A riesaminarla in filigrana, la partita con la Cremonese è un fedele sunto, un Bignami che illustra tutta la disastrosa stagione blucerchiata. In 97 minuti drammatici troviamo i limiti psicologici di una squadra che per ben due volte non ha saputo proteggere il vantaggio; le carenze atletiche emerse nella fase conclusiva contro una squadra reduce dalla fatica infrasettimanale di Coppa Italia; le lacune tecniche di parecchi giocatori, alcuni dei quali incapaci di sfruttare le opportunità favorevoli di segnare e altri non perfetti in fase di interdizione; infine, gli errori di un allenatore promosso a pieni voti sotto l’aspetto dell’impegno ma ancora una volta discutibile in certe scelte sia di formazione sia  nei cambi in corsa. A corollario di tutto rosario di manchevolezze, la latitanza di una società fantasma che non solo ha fatto mancare le risorse finanziarie necessarie per affrontare la serie A ma non ha neppure cercato gli adeguati rimedi.

Nulla si può salvare, a nessun livello, e la gara di fronte agli ultimi della classe è stata lo specchio di una realtà avvilente. Com’è è possibile che un undici come quello doriano smetta di combattere dopo un quarto di match disputato a livello decoroso e conceda ad avversari così modesti di pareggiare una prima volta e di ripareggiare nel finale, prima del beffardo ma non certo inopinato sorpasso?

Come si può accettare la prestazione abulica e inconcludente di Cuisance e Djuricic, inamovibile agli occhi del tecnico suo connazionale? Magari si sarebbe perso ugualmente, ma è forse tollerabile che in casa, nella gara sulla carta più agevole della stagione, con l’obiettivo tassativo di imporsi, la Sampdoria si schieri inizialmente con un solo attaccante, perdippiù con le caratteristiche della seconda punta? E che dire dell’ultimo quarto d’ora, in cui la Cremonese, ben più tonica e ricca di energie, ha stradominato contro una Samp inesistente, rincatucciata in retrovia a difesa del vantaggio e, nel finale, anche del pareggino che non sarebbe servito a nulla.

In teoria potrà ancora succedere che i blucerchiati ritornino davanti ai grigiorossi e addirittura che una clamorosa sentenza della giustizia sportiva possa spalancare orizzonti ora proibiti, ma la fotografia allo stato attuale è sin troppo limpida: questa Samp, pur tartassata a più non posso dagli arbitri (ma non stavolta dall’arbitro Doveri), stramerita la retrocessione per il poco espresso durante un’annata priva di periodi realmente felici.

Tutti hanno portato il proprio contributo personale allo sfacelo. In primis ovviamente il Viperetta, che ha dissanguato il club, moltiplicato il passivo e azzerato le potenzialità tecniche di una squadra uscita ulteriormente impoverita dal mercato di riparazione.

Da qui alla chiusura di maggio sarà un’agonia, ma – serie B per serie B – potrebbe risultare vantaggiosa la presa d’atto così precoce dei propri destini. L’incertezza riguardo all’esito sportivo è morta in questa triste vigilia di Pasqua e chi attendeva di capire come sarebbe finita la vicenda di campo ha guadagnato due mesi. Tutti coloro che intendevano proporsi come salvatori solo in caso di salvezza si faranno da parte e i soggetti che hanno ancora a cuore la Samp potranno guadagnare tempo e iniziare a stabilire la strategia d’intervento. Basta con la farsa dei bond, soluzione irrealizzabile: si pensi a preparare il salvataggio della società dopo che l’8 giugno si sarà chiusa questa fase armistiziale, rivelatasi utile solo a concludere la stagione sportiva in tranquillità.

La serie B è un evento sportivo capitato a decine di sodalizi e, come soleva ripetere Vuja Boskov, dopo le nuvole torna sempre il sole. L’importante sarà evitare di scendere ulteriormente in basso, ed è doveroso credere che ciò non succederà.

PIERLUIGI GAMBINO

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