Per la Samp spareggio per il terzultimo posto con gli amici di Verona

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Semplice ma doverosa serietà professionale o slancio emotivo? Già: quale sentimento animerà i pedatori di mister Deki contro il Verona? Due mesi fa si sottolineava sul calendario stagionava quest’appuntamento come la sfida per l’aggancio o addirittura per il sorpasso in classifica. Pie illusioni, spente da una catena di risultati lontanissimi dalle aspettative. Così, nonostante il passo lento dei gialloblù, il divario è cresciuto e le prospettive blucerchiate di salvezza si sono pressoché azzerate.

Le due formazioni sono sostenute da tifoserie molto calde, legate da uno storico gemellaggio, ma nessuna delle due al termine della gara si concederà scomposte esultanze. Al massimo, gli eventuali vincenti (perché esiste anche l’ipotesi di un inutile pareggio) sprigioneranno un piccolo, quasi impercettibile sospiro di sollievo.

Nonostante il gemellaggio, stadio Samp spesso ostico agli amici di Verona

Certo, la situazione dei due team non è identica. Gi scaligeri sono avanti di sette lunghezze e possono ancora confidare in un’accelerata tale da agganciare lo Spezia, mentre i doriani hanno ormai virtualmente abbandonato certe velleità. A meno che improvvisamente, dopo mesi di fame nera, non inizino a fare indigestione di successi Stavolta si giocherà alle 12.30, orario ideale per sedersi a tavola: un bel pranzo da tre punti non provocherebbe sazietà, ma inizierebbe ad eliminare qualche “vuoto” nello stomaco. Chissà che…

E il “chissà che…” si lega alla sola ciambella di salvataggio all’orizzonte: un drastico intervento della giustizia sportiva, a punire il presunto comportamento altamente illecito di uno squadrone. Ipotesi tutta da verificare, ma sarebbe arduo soffocare l’ondata di rimpianti che sorgerebbero in caso di sviluppi clamorosi e di permanenza al penultimo posto della graduatoria. Serve insomma salire un gradino proprio a scapito degli amici-rivali gialloblù.

Stankovic promette battaglia sino all’esaurimento delle energie aritmetiche e invita a crederci, anche se la batosta di Torino, condita dall’ennesimo scherzo arbitrale, mette a dura prova la tenuta psicologica dei suoi ragazzi. E che la sfida si giochi anche a livello mentale è indubbio. Quale sarà l’approccio di un gruppo caratterialmente non fortissimo e perdippiù privo di uno dei suoi trascinatori, lo squalificato Rincon?

A livello propriamente tattico, il confronto non è affatto proibitivo. Il Verona non ingrana da tempo, fatica a buttarla dentro e in retrovia – ad onta del recente pari ad occhiali alla Spezia – non appare invulnerabile. Rispetto alla Samp esprime solitamente una superiore organizzazione di gioco, figlia di un centrocampo più brillante e coeso, ma la difesa lascia spesso a desiderare e l’attacco spara a salve nonostante la presenza di Djuric, Verdi (due delusioni atroci) e dell’ex genoano Lazovic.

La Samp, però, deve girare l’interruttore, La fase difensiva, innervata a gennaio proprio da due ex veronesi – Gunter e il formidabile Amione – offre sufficienti garanzie anche tenendo conto del forfait di Audero e del “mastino” Rincon, ma nella costruzione e nella finalizzazione gli antichi problemi, specialmente, a Marassi, sono irrisolti. Il tecnico, rispetto a Torino, recupera Ilkhan e soprattutto Cuisance, destinato a giocare titolare o a centrocampo al fianco di Winks o in rifinitura accoppiato a Djuricic: soluzioni le più logiche possibili, ma da qui a considerarle taumaturgiche…

Stankovic potrebbe confermare il solo Gabbiadini in avanscoperta o piazzargli accanto Jesé Rodriguez, con Gabbiadini pronto a subentrare in corso d’opera. Nel primo caso, sarebbe ancora Leris – uomo per tutte le stagioni – ad adattarsi al ruolo di secondo trequartista e nel secondo l’eclettico francese contenderebbe a Zanoli la fascia destra.

Ultima notazione, inerente la porta doriana. Audero è costretto a operarsi, stagione finita per lui. Turk, provato all’Alliance Stadium, non pare fornire garanzie superiori rispetto al vecchio Ravaglia, ma escluderlo dopo un solo match equivarrebbe a bruciarlo. L’incertezza, comunque, resta e neppure sotto quest’aspetto il trainer serbo è da invidiare.

PIERLUIGI GAMBINO

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