Una dignitosa Samp contro la Lazio ha dato il massimo e non è bastato

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L’incidenza di un allenatore, anche il più quotato in circolazione, nelle prestazioni e nei risultati di una squadra non può superare determinati livelli. Su questo fronte, Dejan Stankovic ha raggiunto il massimo: a giudicare dalla partita dell’Olimpico, di più dal suo operato non si può pretendere. Il resto doveva essere garantito dal talento dei giocatori, e sotto quest’aspetto i blucerchiati hanno offerto il massimo delle proprie potenzialità. Purtroppo, tutto ciò non è bastato a sovvertire il pronostico che indicava nella Lazio la quasi certa vincitrice.

Gli addetti ai lavori, intervistati nelle ultime ore da organi di stampa e siti specializzati, hanno riempito la Samp di elogi sperticati, riconoscendo che il verdetto emesso nel posticipo non è stato propriamente equo. Ma con i complimenti, gli applausi, le attestazioni di stima non si esce dal guado di una classifica pessima: servono punti, e per ottenerli non basta un atteggiamento difensivo apprezzabile, ma occorre anche, ogni tanto, regalare qualche dispiacere agli avversari

Il capolavoro di Luis Alberto, che ha deciso la contesa, segnala la differenza tra un team che vanta qualche elemento ben oltre la media e una compagine priva di calciatori capaci di offrire una giocata fuori dagli schemi. La Samp si è comportata egregiamente in fase di copertura: tanto che i biancocelesti di Sarri hanno bussato vanamente alla porta di Audero per oltre cinque sesti di match, riuscendo a spuntarla solo in virtù di una prodezza individuale. La retroguardia doriana funziona a meraviglia anche quando cambiano gli interpreti e il centrocampo sale di tono partita dopo partita, sia nel filtro, sia nella costruzione. Dalla cintola in giù, per dirla chiara, l’organico doriano è superiore a quello di almeno cinque o sei antagoniste.

Peccato che, all’approssimarsi dell’area avversaria, la squadra si smarrisca, si sciolga, sparisca dal campo. Mancano qualità, cinismo, cattiveria sotto porta: tutte qualità fondamentali per passare all’incasso. In trasferta, specialmente di fronte a certi collettivi come quello laziale, non si possono costruire palle-gol a josa, ma occorre sfruttare quelle rare che capitano, per merito proprio o colpe altrui.

Sullo 0-0 Cuisance, nel primo tempo, si è divorato un gol fatto accentrandosi per colpire col sinistro invece che puntare sul tro di destro e nella ripresa Gabbiadini, da posizione centralissima e in solitudine, ha sparacchiato in bocca al portiere Provedel invece che mirare ad uno degli angoli. Mettiamoci poi quel goffo colpo di testa tentato da Lammers da ghiotta posizione: un bomber come si deve avrebbe incornato nel sacco.

Così si è registrato l’ennesimo clean sheet stagionale: solo che, in questo caso, ci riferiamo alle reti realizzate e non a quelle subite. Vero che neppure Cremonese e Verona vantano cannonieri prolifici, ma prima di arrivare al primato di sterilità della Samp ce ne passa.

Stankovic le ha provate tutte, o quasi, per uscire dalla crisi offensiva, e domenica prossima, ospite a Marassi la Salernitana, mancherà pure Gabbiadini, incorso in un turno di squalifica: tegola niente male. Guai, però, ad ammainare bandiera in anticipo: basterebbe forse il primo successo casalingo stagionale per una perentoria virata anche a livello psicologico.

Nota a margine: inqualificabile la presenza del Viperetta in tribuna a Roma. Va appoggiata prontamente la richiesta dei tifosi doriani di conoscere dalla viva voce degli ottimati del Coni chi di loro ha omaggiato il patron doriano del biglietto d’ingresso. Conoscendo le premesse e i trascorsi del personaggio, con annessi i rischi per l’ordine pubblico, si è trattato di una scorrettezza oltreché di una gravissima mancanza di rispetto nei confronti di una piazza, quella doriana, profondamente ferita nel morale, indispettita e profondamente delusa. La Figc, invece di manifestare solidarietà fine a sé stessa verso il presidente Lanna, avrebbe dovuto vigilare.

PIERLUIGI GAMBINO

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