Genoa, un passo indietro a Parma: cade per 2-0

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Il Frosinone non sará forse l’undici più forte della Serie B del 2022-23 ma è de facto l’equivalente cadetto del Napoli; chi lo insegue, le stanche squadre che lottano per la Champions League, corrispondono nel paragone a quelle che giocano per la promozione.

Genoa, Parma e Cagliari come Milan, Inter e Juve, magari più quotate,  ma decisamente più di un gradino sotto rispetto alla capolista alla resa dei fatti. E Parma-Genoa conferma l’equazione, coi rossoblù che con Gilardino cadono per la prima volta in campionato, malamente, e meritando di perdere, eppure contro un avversario non irresistibile.

Il Genoa si fa incartare in casa del Parma così come molte volte aveva arrestato avversarie arrembanti e lanciate, con un’aggravante: quest’ultime si erano per l’appunto fatte fermare, il Grifo in terra d’Emilia invece accentua le sue lacune di creatività e il Parma deve fare davvero poco per superarlo.

Bastano due errori, alla mezz’ora e inizio ripresa, e la disputa é regolata.

Resta per consolarsi la sconfitta della Reggina a Palermo per 2-1, quella del Cagliari a Modena, e la sensazione che dietro il Frosinone per la Serie A non ci sia nessuno che abbia di piú del Grifone; il problema resta dimostrare di meritare piú di loro.

Gila ci prova con un inconsueto misto tra il 3-4-3 e il 3-5-2, facendo esordire a sorpresa Matturro, in retroguardia con Dragusin e Vogliacco, a rimpiazzo dell’affatticato Bani; Criscito a sinistra, Sabelli a destra, Frendrup e Strootman in mezzo, Guðmundsson in un ruolo ibrido tra mediana e trequarti e Aramu dietro Coda.

4-2-3-1 per i gialloblú di Pecchia, con il neoacquisto ed ex Zanimacchia a operare assieme a Vazquez e Mihaila a supporto di Benedyczak. In porta Gigi Buffon, 45 anni festeggiati il 28 gennaio.

L’inizio di gara é un indizio dell’andamento complessivo del match: il Parma non domina ma gioca a ridosso dell’area dei rossoblú, sotto la tribuna Sud ricolma di tifosi ospiti cantanti a squarciagola, schiacciandoli piú con la forza d’inerzia che per un’effettiva superioritá.
Il Genoa si difende bene, quasi poggiando anch’esso sull’inerzia, ma poi quando acquisisce il possesso non riesce a imprimere la minima spinta al suo gioco. Pochissime idee, una squadra che normalmente fa fatica a scardinare le porte avversarie quando si trova in controllo, ora annaspa nell’assenza degli spazi per ragionare e respirare.

Due soli mezzi sussulti alla mezz’ora: al 9′ una punizione dal limite di Mihaila genera suspence ma poi va a sbattere contro la barriera, suscitando qualche apprensione per un fallo di mano che non c’è; e al 15′ l’unica vera occasione per il Genoa in tutto il match, cross dalla destra per Coda che schiaccia di testa, Buffon devia in angolo con un certo affanno.

Al 32′ la rete che decide la partita: l’ex Ansaldi conquista un pallone alla machiavellica manovra genoana, e lancia Benedyczak che ha una prateria davanti a sè. Gol e meritato giallo per l’antisportiva, oltraggiosa e immotivata esultanza di sberleffo sotto la curva dei tifosi del Genoa. Non si scomporranno e canteranno sino al 90′ e oltre, ma il loro amore, come suggerisce la canzone di Bresh che va spopolando in tutta Italia, non verrá adeguatamente ricambiato.

Come “Guasto D’Amore” è diventato un inno del Genoa

Il cambio di risultato non imprime modifiche al ritmo dell’incontro: Vasquez prima calcia alto di poco da buona posizione, poi costringe Martinez a una parata, in mezzo Dragusin su un piazzato manda alto di testa, quindi va alla Storia un primo tempo che sarebbe stato sonnecchioso se non fosse stato per il gol parmigiano.

Al ritorno in campo Gilardino prova a giocarsela con uno schema piú classico, il 4-3-3 delle prime uscite, avanzando Guðmundsson, comunque tra i piú ispirati dei suoi nonostante la giornata no, e introducendo Jagiello per Maturro per il cambio modulo.
Non c’è proprio verso peró, perché giá al 52′ Dragusin tocca di mano in area su un tiro di Zanimacchia. “El Mudo” Vázquez spiazza Martinez e condanna il prosieguo del match a un desolante pseudo-assedio del Vecchio Balordo: nessuno riesce a inventare alcunché, in compenso i Ducali non sfruttano al meglio le opportunità di contropiede che gli si prestano.

Non cambiano nulla gli ingressi di Puscas e Güven Yalçın per Coda e Aramu, poi a 10′ dalla fine anche Salcedo per Güven Yalçın. L’italo-colombiano di Sestri Ponente cresciuto nella Primavera é l’unico a destare dei pericoli coi suoi dribbling in profondità, prima del triplice fischio con corredo di rissa finale.
Un brutto passo indietro per il Genoa, anche se rimane in zona promozione.
La Serie A non é una chimera, ma la Serie B si conferma una brutta bestia.

Federico Burlando

 

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