La Liguria al Meeting Nazionale dei dirigenti

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Sono stati circa  400 i dirigenti del Centro Sportivo venuti da tutta Italia a Roma, l’ultimo week end di gennaio, per discutere del  futuro dell’ente, della sua vocazione, con l’obbiettivo di restare fedeli alla sua identità.

Durante la due giorni di dibattito all’hotel Ergife sono state tracciate le linee guida per le politiche future, per elaborare progetti che siano davvero al passo con i tempi e iniziative sociali da inserire nei modelli associativi. Il CSI desidera, infatti, evolversi ed evolvere le proprie strategie per andare incontro sempre di più  alle  esigenze delle persone.

Abbiamo fortemente voluto in questo meeting i giovani, perché siamo convinti che siano loro il futuro dell’associazione. Stiamo dalla parte dei valori che ci portiamo dietro da quasi 80 anni. Abbiamo chiaramente capito – ha detto Vittorio Bosio Presidente Nazionale CSI-   che c’è un progetto di portare gli enti di promozione sportiva dentro il Governo, un qualcosa che al momento non è ben definito. Personalmente ritengo che dobbiamo essere protagonisti del sistema sportivo nazionale, seppur magari con altre formule. È importante inoltre che si trovino i confini sui temi delle attività e delle competenze invocate e che ci siano  rapporti sereni, ma chiari e trasparenti, con le Federazioni Sportive Nazionali.“

Il presidente del CONI Giovanni Malagò ha ricordato che “dei 13 milioni di praticanti ben 2/3 sono tesserati con gli EPS e che secondo lui non si può separare sport di base  con lo sport di vertice perché lo sport di base è lo sport di vertice. Gli equivoci fra CONI, Sport e Salute e Governo sulla Riforma dello Sport nascono, secondo Malagò, “dal fatto che chi fa le norme ed i decreti attuativi dovrebbe tener conto delle competenze e di che cosa succede nella realtà, a tutti i livelli”.

Il meeting quindi  è stata anche una preziosa occasione di confronto con i vertici dello sport italiano.

Il ministro Andrea Abodi, che ha anche la delega  per le politiche giovanili, “ha auspicato una maggiore collaborazione e complementarità con tutti i soggetti in campo”.

Braccio operativo del governo è la società Sport e Salute che ha stanziato 80 milioni di euro per l’attività di base attribuendo agli EPS 18 progetti specifici.

“ E’ stato lanciato un piano sociale che toccherà quartieri, inclusione, sport nei parchi e carceri. Siamo certi – ha detto Vito Cozzoli Presidente Sport e Salute– che anche con la forza del CSI  concretizzeremo  queste possibilità. Vi ringrazio per quello che fate e che fate al servizio delle persone, della comunità e dello Stato. Insieme vogliamo che gli italiani facciano più sport e lo riconoscano come valore formativo ed educativo, e che le energie non devono essere solo indirizzate ai risultati”.

Durante il dibattito con i dirigenti del territorio è emersa la preoccupazione di avere un doppio interlocutore, oltre al CONI, con la nascita di Sport e Salute. Un fatto che complicherebbe anche il rapporto con le Federazioni Sportive Nazionali.

E’ estremamente positivo il commento sulla due giorni romana di Enrico Carmagnani, presidente CSI Genova.“I Meeting come questo  sono sempre un importante momento associativo. Certo, aver ascoltato il ministro Abodi, il presidente Malagò ed il presidente Cozzoli che celebrano l’opera del Centro  sportivo italiano  sul territorio è politicamente significativo. Credo che il semplice ritrovarsi, confrontarsi e anche il solo stare insieme, nelle tante diversità che la nostra associazione esprime, sia la vera anima del nostro ente. Sono stati tantissimi- sottolinea Enrico Carmagnani- gli interventi dei rappresentanti dei  comitati territoriali, espressione di un forte desiderio di partecipazione. Varie e spesso divergenti le opinioni sui temi proposti circa il futuro del CSI. Genova e la Liguria erano presenti con un  atteggiamento soprattutto di ascolto pur avendo, anche nel recente passato, portato il nostro contributo, grazie all’opera continuativa del consigliere nazionale  Cristiano Simonetti ed agli interventi del Presidente regionale Luca Verardo. Quest’ultimo ha stimolato tutti all’impegno e capacità di  leggere e cavalcare i cambiamenti e le opportunità che essi portano. E se il CSI sarà chiamato ad essere un po’ sport e un po’ terzo settore, quale è  il problema? Siamo pronti! E poi, lo facciamo da sempre: “sport e sociale” è il nostro DNA. E’ vero, essere testimoni cristiani nel mondo sportivo è oggi sempre più complicato, come ha ribadito più volte il presidente Bosio nei suoi interventi, ma le sfide non ci hanno mai spaventato.”

Il presidente Bosio nel suo intervento conclusivo al Meeting di domenica 29 gennaio  ha  detto che “ lo sport sociale non funziona perché lo si chiama così. Funziona se lo si pratica con il cuore, così come abbiamo fatto da sempre, con progetti e attività concrete. Abbiamo incluso nello sport le persone con disabilità – per fare un esempio, ma ne potrei fare altri – ben prima che si costituisse un movimento para olimpico strutturato”.

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