La Storia di tutte le Finali Mondiali, in attesa di Argentina-Francia

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Domenica andrà in scena la finale numero ventidue di un campionato del mondo di calcio, per la prima volta in inverno: si affrontano Francia ed Argentina, con i sudamericani, vincitori nel 1978 e 1986 e poi sconfitti due volte all’atto conclusivo nel 1990 e nel 2014 e la Francia nazionale più vincente nell’ultimo quarto di secolo, con la vittoria di Parigi nel 1998 nella prima finale disputata e quella di quattro anni fa in Russia inframezzate dalla sconfitta ai rigori contro l’Italia di Lippi a Berlino nel 2006.

Inghilterra-Germania 4-2, unica tripletta e primo gol fantasma

I miei primi ricordi risalgono al 1966, all’unico trionfo inglese, in quel mondiale disputato oltre Manica con la rete fantasma di Geoff Hurst (unico ad aver realizzato una tripletta in finale) che portò sul 3-2 nei supplementari i padroni di casa, un gol che con la tecnologia non verrebbe assegnato perché la palla non superò mai la linea, ma l’arbitro, lo svizzero Dienst, decretò che la sfera avesse varcato la porta tedesca.

Ho ancora negli occhi l’immagine di Bobby Moore, capitano inglese, che alza la meravigliosa coppa “Jules Rimet” consegnata dalla regina Elisabetta nello scenario di Wembley e subito dopo la partitella organizzata sul prato della campagna in Val Borbera insieme ai miei cugini a sognare di essere Bobby Charlton o Franz Beckenbauer….

Mexico 70′, una Rimet è per sempre

Quattro anni dopo esulterà all’Azteca di Città del Messico il fantastico Brasile trascinato da Pelé, che rimase attaccato in cielo prima della testata che fulminò Albertosi, con Burgnich inutilmente proteso con il braccio a cercare di contrastare “O Rey”, quel Brasile che in attacco oltre al numero dieci schierava da destra a sinistra Jairzinho, Gerson , Tostao e Rivellino e che vinse 4-1 contro l’Italia che ci aveva illusi sul finire del primo tempo con il temporaneo pari di Boninsegna, prima del diluvio carioca firmato Gerson, Jairzinho e Carlos Alberto, con i famosi sei minuti finali di Gianni Rivera e le polemiche sulla staffetta con Mazzola ideata da Valcareggi.

 

E la coppa Rimet, che per regolamento sarebbe stata assegnata a chi avesse vinto per tre edizioni, prese la strada di Rio anziché quella di Roma…

Storia di tutte le Finali Mondiali, i ruggenti anni 30′, Celesti e Azzurri

E sì perché dopo la prima competizione, quando nel 1930 l’Uruguay padrone di casa sconfisse per 4-2 a Montevideo l’Argentina, l’Italia fece la doppietta nel 1934 e nel 1938. Ritornando a parlare della prima finale, l’unica della storia senza un’europea all’atto conclusivo, il direttore di gara, il belga Langenus, accettò di dirigere la partita solo dopo aver stipulato un’assicurazione sulla vita, per il timore di incidenti causati dai tifosi, con trentamila argentini che attraversarono il Rio de la Plata per affollare gli spalti del “Centenario”.

https://youtu.be/o8yVO_rwTuI?t=365

L’Italia seguita in tribuna tra gli altri da Benito Mussolini sfruttò a sua volta il fattore campo e superò quattro anni dopo allo Stadio del Partito Nazionale Fascista di Roma la Cecoslovacchia per 2-1 dopo i tempi supplementari, con la rete decisiva di Schiavio , a Parigi nel 1938 il successo fu più meritato e limpido, con il 4-2 inflitto all’Ungheria grazie alle doppiette di Colaussi e Piola, il punteggio che si è ripetuto più spesso, ben quattro volte, all’atto conclusivo; quella partita fu vissuta via radio dagli italiani alle porte della seconda guerra mondiale grazie alla voce del mitico Niccolò Carosio.

 

1950-1962, il Brasile dalla tragedia alla gloria, Berna in mezzo

Passarono dodici anni prima della quarta edizione e quella del 1950 passò alla storia come il “Maracanazo”, con i brasiliani favoritissimi e cui bastavano due risultati su tre che persero al Maracanà gremito da 199854 spettatori, di cui solo un centinaio uruguaiani. Una sconfitta che fu una vera e propria tragedia nazionale, con numerosi suicidi tra i tifosi dopo la rete di Ghiggia che decretò il secondo trionfo della “Celeste”.

https://carotenuto.blogautore.repubblica.it/2014/01/22/moacir-barbosa-la-vittima-del-maracanaco/

La prima vittoria della Germania Ovest nel 1954 in Svizzera contro la corazzata magiara, la famosa “Aranycsapat”, la squadra d’oro di Puskas e Hidegkuti passerà alla storia come “il miracolo di Berna”, anche se sulla vittoria in rimonta dei tedeschi per 3-2 peseranno i sospetti del doping, considerato che nei mesi successivi i calciatori tedeschi furono colpiti da gravi malattie epatiche.

Il Brasile in cui nasceva la stella di Pelé si vendicò della sconfitta di pochi anni prima e vinse le sue prime coppe nel 1958 e nel 1962: in Svezia esplose il talento del non ancora diciottenne Edson Arantes do Nascimiento che nella finale vinta per 5-2 contro la Svezia mise a segno una doppietta, con la famosa rete del 3-1 realizzata con il palleggio ed il “sombrero” ai danni del malcapitato difensore scandinavo. Fu questa la finale con il maggiore numero di reti segnate, ben sette, con il marcatore più giovane, Pelé, che aveva 17 anni e 249 giorni e quello più anziano, Nils Liedholm, quasi trentaseienne, che aprì le marcature in quel freddo pomeriggio dopo quattro minuti di gioco.

Nel 1962 in Cile l’infortunato Pelé venne rilevato da Amarildo e la Cecoslovacchia venne battuta per la seconda volta in finale per 3-1 con la straordinaria ala Garrincha che fece ammattire con le sue finte i lenti difensori avversari.

Orient Express: Dalla Germania Ovest del 1974 al Qatar di oggi

Detto in precedenza delle vittorie di Inghilterra e Brasile la Rimet lasciò il posto alla coppa attuale, creata dallo scultore italiano Gazzaniga e la prima nazionale a vincerla nel 1974 fu la Germania padrona di casa che sconfisse la favorita Olanda nella finale del gol più rapido, quella su rigore segnato da Neeskens dopo neanche due minuti, dopo una incontenibile accelerazione di Cruijff abbattuto in area ma Breitner su rigore e Gerd Muller, il più straordinario centravanti nei sedici metri mai visto, regalarono la seconda coppa ai bianchi teutonici.

Olanda-Argentina 1974: il Calcio si scopre Totale

Sogni e delusioni tra l’Azzurro e l’Albiceleste

La prima vittoria Argentina in un mondiale arriverà quattro anni dopo, l’Olanda (ancora lei…) si arrese solo nei supplementari alle reti di Mario Kempes e di Bertoni dopo aver pareggiato nei tempi regolamentari ed aver sfiorato una vittoria che avrebbe meritato con il palo di Rensenbrink al novantesimo. Ma la nazionale guidata dal “Flaco” Menotti venne spinta non poco, con un arbitraggio dell’italiano Gonella molto casalingo, alla presenza del dittatore Videla sugli spalti del Monumental di Baires, invaso da milioni di coriandoli bianchi lanciati da un pubblico scatenato ed incontenibile.

Il 1982 fu la nostra finale, quella dell’Italia di Bearzot, del sorriso di Pablito, dell’urlo di Tardelli, della pipa di Pertini, che in tribuna disse “non ci prendono più” al terzo gol di “Spillo” Altobelli, del “campioni del mondo!” ripetuto tre volte da Nando Martellini al fischio finale che sancì il 3-1 del Bernabeu, la nostra vittoria più bella contro la Germania che quattro anni dopo in Messico venne sconfitta in finale dall’Argentina che un immenso Diego Maradona portò alla gloria, con il 3-2 conclusivo di Burruchaga inventato dalla traiettoria che il “Diez” disegnò per il compagno.

Quel Maradona che quattro anni dopo ci eliminò con l’Albiceleste nella semifinale di Napoli e che venne sconfitto da un rigore inesistente realizzato da Brehme a cinque muniti dalla fine, nella ripetizione della finale di quattro anni prima contro i tedeschi. Una delle finali più brutte della storia, con il famoso “Hijos de puta” urlato da Diego al pubblico dell’Olimpico che fischiò l’inno argentino e con il primo espulso in una finale, il difensore Monzon imitato poco dopo da Dezotti, con argentini che finirono in nove uomini.

Brasile, Germania, Italia per la vetta,la Francia che insegue, la Spagna che fa capolino

Nel 1994 nella calura di Pasadena finì per la prima volta senza reti dopo i supplementari ed i tiri dal dischetto premiarono i brasiliani contro l’Italia di Sacchi, che pagò gli errori dagli undici metri di Baresi, Massaro e Baggio, che ci aveva trascinati in finale con le sue prodezze e quattro anni dopo fu la prima volta della Francia, che vinse largo contro il Brasile per 3-0, con la doppietta di Zidane ed il mistero del malore pre-partita in albergo di Ronaldo , quello originale, il fenomeno.

Proprio lui che quattro anni dopo nei mondiali in Corea e Giappone decise con una doppietta nella ripresa la finale contro i tedeschi, i più presenti alla finale cui sono giunti per ben otto volte; quattro anni dopo in Germania arrivò il nostro quarto trionfo, con la vittoria ai rigori contro la Francia a Berlino, nella partita della testata di Zidane a Materazzi e relativa espulsione di “Zizou”, con il rigore decisivo di Fabio Grosso che manda in paradiso il gruppo di Marcello Lippi, uscito vittorioso a sorpresa dalla vicenda del calcio scommesse che aveva colpito il calcio italiano.

Nel 2010 in Sudafrica fu la prima volta della Spagna, ancora l’Olanda sconfitta alla partita decisiva per la terza volta nella storia con la stoccata di Iniesta nel secondo tempo supplementare, la finale del Maracana quattro anni dopo salutò il successo ancora di misura della Germania sull’Argentina con Götze decisivo nell’extra time, l’ultimo atto quattro anni fa a Mosca, protagonista ancora la Francia che superò per 4-2 la Croazia.

Domenica alle ore 16 italiane Francia ed Argentina andranno alla caccia di quella coppa che per entrambe rappresenterebbe il terzo trionfo.

MARCO FERRERA                                  

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