Forse è prematuro osservarla, ma la classifica cadetta inizia a sgranarsi. In cima, sempre più lanciate e minacciose, troneggiano Reggina e Brescia, seguite da quel Cagliari che, partito quatto quatto, sta rapidamente risalendo la corrente. E il Genoa? Ansima a centroclassifica e dopo appena cinque turni è già lontano quattro lunghezze dalla vetta, ma il distacco attuale dalle prime è l’ultimo fattore preoccupante. Semmai, è un’altra la considerazione significativa: in questa giornata Pisa, Palermo e Parma, tre delle squadre già incontrate dai rossoblù, hanno tutte perso in casa e la quarta, il Venezia, ha beccato due pappine a Ferrara, a conferma che i sette punti raccolti dal Grifo in quegli scontri non sono stati un’impresa memorabile. E già che siamo in tema di confronti, va aggiunto che il Palermo, prima di essere rivitalizzato dai rossoblù, proveniva da due brucianti sconfitte.
Si dirà: il campionato è appena partito e in qualche circostanza il Grifone ha raccolto assai meno di quanto seminato, ma si tratta di scusanti flebili. La verità è che la creatura di Blessin è tuttora lontanissima dalla perfezione, ricca di lacune più o meno contingenti e, soprattutto, scarsamente concreta. Quella mezz’ora iniziale al Barbera senza una conclusione degna di nota, quei contropiedi subiti (di cui uno andato a segno), quelle palle gol sciupate maldestramente non possono racchiudersi nel recinto della contingenza, ma – valutate anche le gare precedenti – appaiono endemiche.
In molti hanno definito il Genoa una “corazzata”. Forse è un giudizio troppo lusinghiero, figlio del prestigio di parecchi suoi calciatori più che di un’attenta valutazione su quanto gli stessi atleti possano realmente offrire. Di sicuro l’allenatore non sta estraendo dal loro repertorio il massimo delle potenzialità, ed è naturale che proprio il tedescone finisca nel mirino della critica e della tifoseria. Non manca chi resta convinto che occorra lasciarlo lavorare in santa pace, nella consapevolezza che le attuali carenze spariscano col tempo, ma la grandissima parte degli addetti ai lavori, memore anche della assoluta mancanza di gioco nello scorso girone di ritorno, lo ha già inesorabilmente bocciato.
È indubbio che alcuni pezzi da novanta, approdati in Liguria negli ultimi tempi, debbano ancora completare l’ambientamento, ma Blessin ha sopperito sinora confermando fiducia ai pedatori già in rosa nell’ultima serie A, con ben pochi innesti: una forma di conservatorismo esagerata.
Dopo due mesi di lavoro, non c’è traccia di uno schema offensivo accettabile, di una felice combinazione tra compagni di squadra, di un canovaccio che consenta di produrre palle gol decenti: come se i rossoblù si fossero casualmente incontrati uno o due giorni fa, decidendo di scendere in campo per diletto, su un campo di periferia.
La fase difensiva e di recupero palla è già discretamente oleata, pur non affrancando da gol al passivo assolutamente evitabili. In compenso la produzione in area nemica è sempre miserrima e chiama soprattutto in causa gli attaccanti titolari, alquanto anemici. È giusto chiederci, però, se Coda, il capocannoniere degli ultimi due tornei cadetto, sia messo in condizione di buttarla dentro e se il suo compagno Ekuban – un solo lampo, a Pisa, a fronte di una vagonata di opportunità fallite – meriti tutta quest’attenzione e questo intensivo utilizzo da parte del mister. Identico discorso vale per Portanova, tanto generoso quanto sconclusionato.
Qualsiasi allenatore cadetto invidia a Blessin la disponibilità di Aramu, Puskas, Yeboah, Yalcin, che sarebbero titolari ovunque. A Palermo tre di loro sono stati buttati allo sbaraglio solo nel convulso finale, come carte della disperazione, spesso in zone di campo dalle posizioni abituali. E il quarto, disastroso una settimana prima a Marassi, non si è neppure tolto la tuta.
Il coach genoano è fedele ad una matrice ben precisa, che lo induce a preferire sempre e comunque chi corre a perdifiato, pressa in ogni zona del campo, non si risparmia mao: e pazienza se non si intende con i compagni, sbaglia i tempi i modi di intervento e commette errori tecnici sequipedali. Purtroppo, anche in un calcio atletico come quello attuale, non si può vincere esclusivamente con il furore e la fisicità, ripudiando la qualità.
Secondo pronostico e auspicio, il Genoa sabato primo batterà il Modena a Marassi, la panchina di Blessin si rinsalderà e… tutti vivranno felici e contenti, ma un pensierino riguardo all’idoneità di mister Alexander a portare questo squadrone in serie è doveroso da parte della dirigenza.
Vero che dovrebbe ancora mancare Gudmundsson (improbabile lo sconto di due turni di squalifica), ma l’organico rossoblù è ricco di elementi di qualità da schierare subito, magari in staffetta se la loro autonomia fisica non fosse ancora ottimale, senza insistere su giocatori tecnicamente modestissimi e spesso impiegati fuori ruolo. Dunque, spazio ai vari Yalcin, Aramu, Puskas. Il discusso Ekuban, adattissimo al contropiede, potrebbe venire utile in corso d’opera se il risultato parziale fosse favorevole.
Spazio, dunque, ai più bravi, anche se il lavoro di Blessin non può limitarsi alle scelte di formazione. E qui sorge il dubbio esistenziale: è in grado il tedesco di conferire un gioco apprezzabile e di trovare i giusti equilibri per evitare sbilanciamenti difensivi fatali come quelli registrati a Palermo? Permetteteci di dubitarne.
PIERLUIGI GAMBINO