Il tifoso doriano più ottimista si aggrappa ai freschi precedenti e siccome la Lazio appartiene al novero delle “big” come Atalanta e Juventus, affiora la convinzione che la Samp venderà cara la pelle e – chissà – potrebbe raccattare un punticino di oro massiccio. Il pessimista – che attualmente è immerso nella maggioranza – teme invece un altro ribaltone, magari meno roboante di quello incassato a Salerno ma ugualmente pesante per il morale e la classifica.
Probabilmente, accadrà un evento mediano tra i due estremi, ma è chiaro che la recente batosta in Campania – incomprensibile nelle proporzioni numeriche e anche a livello di prestazione – ha avvelenato l’ambiente doriano, che si pensava ringalluzzito dopo il pari strappato a Madama.
Giampaolo ha catechizzato ben bene i suoi alla ripresa della preparazione e con i collaboratori ha analizzato una situazione che definire critica è un eufemismo, ma è auspicabile che faccia pure un approfondito esame di coscienza. Lui è aduso a preparare nei minimi particolari le partite casalinghe, in specie contro le avversarie più blasonate, mentre per le gare in trasferta ha spesso lasciato a desiderare.
In quest’ottica s’accende un lumicino di speranza, che sarà certamente alimentato da un ritorno al passato – giudicato improrogabile – in tema di formazione iniziale. In poche parole, capitan Bereszynski tornerà in trincea al posto dell’inguardabile De Paoli, niente più che un discreto quinto di centrocampo ma ahinoi una rovina se impiegato come terzino. A centrocampo sarà rilanciato quel Vieira la cui esclusione domenica scorsa era apparsa logica sin quando non si è preso atto della forma ancora sommaria del futuro titolare Villar e anche delle sue caratteristiche di “regista”, bisognoso di compagni di reparto dinamici e robusti. Vieira non è un fuoriclasse e, perdippiù, fatica come centromediano metodista, ma attualmente rinunciare alla sua concretezza è un lusso che Giampaolo non può proprio permettersi.
Improbabile che dal cilindro del mister abruzzese escano ulteriori novità. Dopotutto, Gabbiadini, al quale ci si appiglierà tra qualche settimana, è in grado di giocare a livello decente mezza gara, forse meno, sicché andrà quasi certamente peservato almeno fino all’intervallo. Caputo, d’altra parte, si è mostrato in palla a Salerno, pur con un basso tasso di pericolosità in zona gol: meglio di lui, almeno per ora, non c’è nessuno in avanti. Ma è chiaro che la Samp non potrà continuare a sparare a salve, unico team di serie A senza il becco di un gol all’attivo.
Certo, non basterà mutare un paio di interpreti. Occorrerà un cambio di approccio, un atteggiamento più consono alla difficoltà del match. I venticinquemila sugli spalti marassini daranno certamente una scossa e il valore dei lanciatissimi sarriani contribuirà a mantenere le antenne dritte. Improbabile insomma che si precipiti nuovamente negli abissi frequentati a Salerno, ma per fare risultato contro questo po’ po’ di squadrone, galvanizzato dall’impresa sull’Inter, occorrerà sfiorare la perfezione a livello mentale e anche tattico.
Uno solo l’accorgimento da sviluppare: difesa accorta, prudenza e nessun sbilanciamento. Sì perché la Lazio, forte del miglior contropiedista in circolazione (chi se non il bomber Immobile?), non è inarrestabile se costretta ad affrontare difese chiuse e ad agire in spazi ristretti. Attenzione anche agli esterni d’attacco, fulminei e tecnici, e ovviamente all’aitante Milinkovic Savic, forte di piede e di testa: per arrestarne le prorompenti accellerate servirà una gabbia “ad hoc” oltreché tanta, tanta fortuna.
PIERLUIGI GAMBINO