Ciao Claudio, il Garellik nel cuore di Hellas, Napoli e della Gradinata Sud

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Ci ha lasciati a 67 anni Claudio Garella, portiere di quella Samp che tra il 1978 ed il 1981 giocava in serie B e che di lì a poco avrebbe riconquistato la massima serie per spiccare il volo verso traguardi che in quegli anni sembrava un’utopia solo pensare.

“Il portiere più forte al mondo senza mani” così sentenziò l’avvocato Agnelli dopo una partita contro la Juventus in cui fu insuperabile; a Roma quando era giovane, con la maglia della Lazio, il numero uno piemontese commise molte “garellate”, per usare un termine coniato dal grande giornalista Beppe Viola ed approdò alla Samp, dove difese per tre stagioni la porta blucerchiata, in quella Samp dei Logozzo, Arnuzzo, Pezzella, Orlandi, Roselli, Genzano, Chiorri, con il suo stile sgraziato ma spesso efficace. Sembra di vederlo con la sua maglia grigia e le manone avvolte nei guanti venirsi a posizionare sotto la Sud e rispondere all’applauso dei tifosi, con quella stazza imponente, la mano alzata a ricambiare il saluto e quel sorriso di uomo buono, come è sempre stato, dimenticato poi dal mondo del calcio come ebbe a dire in un’intervista di una decina di anni fa.

Fu il portiere del primo scudetto per il Verona, cui approdò dopo l’esperienza doriana e del primo trionfo del Napoli, sponsorizzato da un certo Maradona, con il Pibe che spinse Ferlaino ad acquistarlo dopo averlo visto all’opera con la maglia scaligera. Le “garellate” descritte da Beppe Viola si trasformarono in prodezze e dopo un Roma-Verona all’Olimpico in cui si oppose in ogni modo agli attaccanti avversari diventò Garellik, a certificare una straordinaria capacità di opporsi con ogni parte del corpo ai tentativi dei giallorossi.

Ciao Claudio, l’immagine di un fine partita vincente, con la Sud che ti acclama e tu che esci sorridente abbracciato al tuo compagno di difesa, il povero “Pappa” Galdiolo, resterà nei nostri cuori e di coloro che in quegli anni facevano del rito domenicale nella Sud un momento indimenticabile ed irripetibile, così lontano ma sempre vicino, perché il tempo scorre ma certi attimi rimangono scolpiti in maniera indelebile in chi ha avuto la fortuna di averli vissuti nel cuore di una gradinata.

MARCO FERRERA            

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