La serie B può aspettare: sicuramente sino al prossimo week-end, ma chissà che l’incertezza sul futuro del Grifone non si prolunghi ulteriormente. I rossoblù lambiscono il baratro, ma trovano la forza di rialzarsi con un finale pirotecnico, che frutta due gol e tiene acceso lo zolfanello della speranza. Il pari rocambolesco tra Salernitana e Cagliari regala altre chances ai rossoblù che – almeno a livello matematico – non si sono mai trovati così vicini alla quart’ultima posizione.
È successo di tutto a Marassi, un caleidoscopio di emozioni, un costante alternarsi di brividi nell’una e nell’altra area. Alla fine l’ometto nero è rimasto nelle mani della Juventus, che non ha fatto certamente drammi per quest’inattesa ma – tutto sommato – ininfluente battuta d’arresto.
Sorride il Genoa, la Nord va in delirio, Mimmo Criscito saltella come un diciottenne, l’ambiente rossoblù si trasforma in un gigantesco abbraccio collettivo. Qualsiasi gioia ha un altro sapore quando conquistarla risulta improbo e insperato. Così, per qualche minuto, la classifica, i calcoli delle probabilità, il calendario proprio e altrui passano nel dimenticatoio, all’insegna del “carpe diem”.
E la tendenza è anche a trascurare il contesto in cui è maturato lo storico sorpasso. La Juve rimasta in campo era parente lontanissima di quella ottimale, dopo che mister Allegri – non pago dei aver lasciato inizialmente in panca o in tribuna parecchi pezzi da novanta – aveva già inviato anzitempo sotto la doccia campioni del calibro di Vlahovic, Dybala (protagonista nei minuti precedenti), Cuadrado e Arthur. In pratica, è stata la squadra B ad arrendersi ad un Genoa che peraltro merita un fervido elogio per averci creduto sino alla fine ed aver anche trovato qualche soluzione inedita in fase offensiva.
L’assist di Amiri sfruttato da Gundmundsson e anche l’incursione di Yeboah premiata con un fallo da rigore rappresentano senz’altro una novità rispetto all’inconsistente forcing rossoblù durante il primo tempo e parte della ripresa, con due unici tentativi degni di nota: una secca bordata dai venti metri di Portanova rintuzzata dall’attento Szczesny e una girata fuori bersaglio di Destro su calibrato cross rasoterra di Criscito. Due lampi ad interrompere il consueto buio in zona gol che caratterizza il Genoa degli ultimi mesi: una sindrome che solo la prossima campagna acquisti potrà combattere con efficaci terapie (vedi rinforzi mirati). Un déjà vu contraddistinto dalla consueta latitanza di Destro, dall’inconsistenza di Melegoni (colpevole anche in occasione della rete ospite) e anche dalla diffusa incapacità di assumersi personalmente un’iniziativa accettabile con la palla tra i piedi.
Ben venga, comunque, questo successo che mantiene in carreggiata e, perlomeno, rinvia la sentenza più atroce. Al di là delle conseguenze legate alla graduatoria, occorreva un capitolo felice, che potesse attenuare l’amarezza tremenda provata dal popolo rossoblù nel derby. E nessuno più di Mimmo Criscito, autore venerdì di una prestazione a tutto tondo (tale da concimare la pianta del rimpianto per la sua prolungata assenza), meritava di provare una felicità così intensa, pur insufficiente a lenire la ferita di quel penalty sciupato sei giorni prima.
Una bella storia è stata scritta e rimane negli annali, al di là di passato e futuro, di quel che è stato e di ciò che avrebbe potuto essere. In tempi di vacche magrissime, accontentiamoci.
PIERLUIGI GAMBINO
