Una Sampdoria dignitosa ma spuntata perde contro la Lazio con qualche rimpianto

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La Sampdoria perde la prima buona occasione per chiudere il discorso salvezza e cede alla Lazio all’Olimpico per 2-0.

La Lazio è reduce da due passi falsi interni e dalla contestata vittoria di La Spezia. Sarri conferma la formazione che ha sbancato il Picco con Cataldi regista e Lucas Leiva in panchina. Giampaolo ripropone il 4-1-4-1 (o 4-5-1) con cui ha affrontato gli ultimi impegni, ma senza Sensi – infortunato – ed Ekdal, sempre alle prese con la fascite plantare, che si accomoda in panchina per fare spazio a Ronaldo Vieira.

In un Olimpico gremito, con una buona e festosa rappresentanza di tifosi blucerchiati, l’inizio è piuttosto equilibrato. La Lazio fa la partita con la sua fitta rete di passaggi, ma la Sampdoria pressa alto e non lascia ragionare gli uomini di Sarri.

Al 4’ Candreva fa correre Bereszynski sulla destra, il cross del capitano di giornata è smorzato da Acerbi per Strakosha. Due minuti più tardi prova ad involarsi Immobile sulla destra, l’ultimo tocco è il suo e la palla termina sul fondo. I biancocelesti pressano alto, senza trovare però idee vincenti. Luis Alberto, molto ispirato, prova al 12’ la conclusione dal limite che chiama in causa Audero per una parata non difficile. Tenta qualcosa di simile Felipe Anderson, ma anche in questo caso ne esce una telefonata centrale per il portiere blucerchiato.

Al 20’ la Sampdoria ha la prima grande occasione dell’incontro. Sale male la difesa biancoceleste, Caputo pesca Thorsby in area ma il norvegese spara alto da ottima posizione. Bene gli inserimenti del norvegese, che però la porta non la vede proprio mai. Capitasse a qualcun altro…

Ancora Doria due minuti più tardi, con Rincon che si vede respingere la conclusione da Strakosha. Sulla ripartenza ci prova nuovamente Felipe Anderson che guadagna un calcio d’angolo per una deviazione di Augello che rischia l’autogol.

Il pressing alto e alternato dei centrocampisti di Giampaolo mira a chiudere le linee di passaggio della formazione capitolina, che però trova spesso intuizioni interessanti tra le linee. In questa fase si distingue Luis Alberto, che al 26’ prova da fermo calciando alto, e tre minuti più tardi non ha miglior fortuna Milinkovic-Savic, che trova la facile risposta di Audero.

Dopo una prima mezz’ora fatta di concentrazione, abnegazione e disciplina, la Sampdoria – tra le migliori edizioni in trasferta di questa stagione – si abbassa e rifiata, ridando spazio alla Lazio. Al 37’ ancora Luis Alberto prova senza ritmo da dentro l’area calciando alto, e un minuto dopo Zaccagni di testa consegna di fatto ad Audero un pallone crossato da Lazzari.

Sulla fascia sinistra doriana Sabiri patisce oltre misura la differenza di passo con Lazzari, che si libera spesso per il traversone. Al 40’ l’ex spallino si libera di Augello con un rientro sul piede interno e guadagna un fallo sulla linea di fondo, a pochi metri dall’area di rigore. La punizione che ne nasce, battuta da Luis Alberto, trova la difesa doriana terrorizzata – due uomini in barriera, poi uno solo – e mentre tutti guardano il pallone senza intervenire, soprattutto i due centrali, ne approfitta Patric per segnare di testa da pochi passi il suo primo gol in serie A alla settima stagione.

È una mazzata pesantissima ed evitabile, che chiude nel peggiore dei modi – risultato assolutamente largo per i biancocelesti – una prima frazione in cui i rossocerchiati avevano tenuto il campo con grande attenzione e senza correre eccessivi rischi.

Il problema della rimonta si ripresenta puntuale nel secondo tempo. La Sampdoria prova a dare velocità alle sue giocate, ma la mancanza di efficacia offensiva è evidente, limitandosi alle ripartenze veloci, come al 50’ quando Sabiri, imbeccato da Bereszynski, impegna da fuori area Strakosha.

L’undici doriano, uno degli eroi del derby, si impegna molto, ma soffre la marcatura di Lazzari e fa fatica a contenerlo in ripiegamento, chiamando Augello ad un superlavoro sfiancante.

Al 51’ è Zaccagni a impegnare Audero in un intervento più spettacolare che efficace – la palla resta lì – e due minuti più tardi Immobile – ben arginato dal duo difensivo centrale doriano – prova in transizione a fare male, senza però impensierire l’estremo difensore doriano.

Quest’ultima occasione nasce da un pallone perso male dalla Sampdoria in fase di costruzione, e qui la mancanza di Ekdal si vede e si sente tutta. All’ora di gioco il tema si ripropone – è Thorsby a non venire incontro su una palla in verticale di Augello facilmente leggibile – e questa volta la volata di Lazzari premia l’inserimento di Luis Alberto, che suggella una prova di eccellente livello pettinando il pallone, mettendo a sedere Audero e depositando nella porta difesa da Ferrari e Colley che si vedono il pallone passare tra le gambe ed insaccarsi per il raddoppio laziale.

Peccato, certe intuizioni di Giampaolo sembravano in grado di fare male ad una retroguardia laziale che a volte pecca di eccessiva sicurezza, con un Cataldi ben controllato e non così produttivo, sostituito infatti da Sarri pochi minuti più tardi con Lucas Leiva.

La Sampdoria ci prova: al 65’ un’interessante iniziativa di Bereszynski mette Sabiri in condizione di concludere a rete, murato sul più bello, ma è l’ultima opportunità per il tedesco di origini marocchine. Pochi minuti dopo, infatti, viene rilevato da un Damsgaard che mette da subito una gran voglia di riguadagnare il tempo perduto, mentre in contemporanea un esausto quanto inefficace Caputo lascia il posto a Quagliarella.

Al 70’ Immobile, non nella migliore serata, impegna Audero, mentre i ritmi, fatalmente, si abbassano, con i biancocelesti che addormentano la gara con una fitta rete di passaggi che fanno girare a vuoto la Sampdoria, che però ha il merito di non disunirsi e di provare a far fruttare ogni riconquista della palla.

All’81’, quando da pochi minuti il redivivo Askildsen ha rilevato un troppo compassato Ronaldo Vieira, Candreva prova un sinistro dalla distanza che termina abbondantemente alto. All’89’ Damsgaard recupera un buon pallone e lancia un contropiede quattro contro quattro servendo Quagliarella. Lo stagionato bomber blucerchiato potrebbe far correre un compagno libero ma tenta invece la conclusione dalla distanza, nuovamente murata. Un errore di pensiero che fa svanire la penultima opportunità per riaprire una gara mai del tutto chiusa, a differenza di tante precedenti occasioni.

L’ultima capita ancora al capitano ufficiale, imbeccato da quello in distinta, Bereszynski, uno degli ultimi ad ammainare bandiera, che lo pesca nel cuore dell’area laziale. La volée di Quagliarella si stampa in pieno sul palo a Strakosha battuto, con la difesa di casa in grado poi di liberare l’area. Peccato, ma da lì si segna e basta. Il palo è sempre un tiro sbagliato, meno di altri ma non comunque non va in porta.

È l’ultimo episodio di una gara poco fortunata, decisa da un episodio – il gol di Patric a fine primo tempo – che ha indirizzato verso la sponda laziale un match fino a quel momento ben controllato dalla truppa di Giampaolo, che ha concesso poco a gente come Immobile, Milinkovic-Savic e Felipe Anderson ma ha trovato un Luis Alberto in serata di grazia. Un errore collettivo, quello sul primo gol, che ha permesso alla Lazio di sbloccarsi e di condurre il canovaccio sui sentieri cari al gioco di Sarri.

Certo, una volta sotto poi si deve provare a recuperare, attaccando con continuità e senza dover sempre limitare gli avversari e provare a ragionare. Non è un mistero che questa squadra, perso purtroppo Gabbiadini, manchi di alternative in attacco. Ma se non altro per almeno buona parte del primo tempo, e – a sprazzi – anche nella ripresa si è visto qualcosa di più del desolante vuoto di altre partite all’apparenza meno difficili: Bologna, Roma, Salernitana, tanto per citarne alcune.

Per quanto riguarda i singoli poco da aggiungere, se non che la difesa ha nel complesso retto bene l’urto avversario (i due gol nascono da errori di interpretazione, non dal caos visto altre volte), il centrocampo ha grinta ma manca di qualità (e, diceva Boskov, come gioca centrocampo gioca squadra), l’attacco è oggettivamente leggerino e inconcludente.

Ma viene da pensare che se la Sampdoria avesse giocato più spesso e più a lungo con questa intensità sicuramente avrebbe messo insieme qualche punto in più, e non saremmo qui ora a contare con la calcolatrice cosa manca per portare a casa indenni la pelle in questa stagione così tribolata. Mancano ancora sicuramente tre punti per la matematica, due per la logica, forse uno solo per la speranza. Ma mancano, vanno fatti, nessuno alla Sampdoria regala niente e alle porte ci sono una Fiorentina lanciata verso il ritorno in Europa e l’Inter ancora in corsa per il titolo. Per dire…

Encomiabili, come sempre, i ragazzi sugli spalti. Ci sarà bisogno di loro lunedì prossimo, in attesa di vedere come si comporteranno le avversarie.

Tabellino Lazio-Sampdoria 2-0 Serie A 2021-22

Lazio (4-3-3): Strakosha 6,5; Lazzari 7 (77’ Hysaj n.g.), Patric 7, Acerbi 6, Marusic 6; Milinkovic-Savic 6, Cataldi 5,5 (65’ Lucas Leiva 6), Luis Alberto 7,5 (77’ Basic n.g.); Felipe Anderson 5,5, Immobile 5,5, Zaccagni 6 (83’ Romero n.g.). All. M. Sarri 6,5.

Sampdoria (4-5-1): Audero 6; Bereszynski 6, Ferrari 5,5, Colley 5,5, Augello 6; Candreva 6, Rincon 6, Vieira 5,5 (86’ Trimboli n.g.), Thorsby 5 (77’ Askildsen n.g.), Sabiri 5,5 (69’ Damsgaard 6); Caputo 5,5 (69’ Quagliarella 5,5). All. Giampaolo 5,5.

Arbitro: Massa 6,5 (Bottegoni/Vono – Paterna – Abisso/Costanzo).

Calci d’angolo: 6-0

Ammoniti: Vieira 79’, Hysaj 81’.

Recupero: 1’ e 4’.

Reti: 40’ Patric, 60’ Luis Alberto.

Note: serata gradevole, buona affluenza di pubblico, nutrita rappresentanza doriana.

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