Alla faccia della rivalità cittadina, stavolta anche l’impresa dei cugini doriani a Venezia è stata accolta con un urlo di gioia. Un weekend così fruttuoso sembrava solo nei sogni del popolo genoano, ritemprato da un en plein fantastico. Sì perché, se il successo sul Toro era indispensabile, i risultati avversi raccolti da tutte le avversarie dirette – Salernitana ma soprattutto Cagliari e Venezia – hanno spalancato al Grifo chances di salvezza impensabili. In una sola giornata, essere riusciti a dimezzare lo svantaggio rispetto a sardi e lagunari (che però hanno una gara da recuperare, con il fanalino di coda) è stato un colpaccio, anche pensando che in caso di arrivo in perfetta parità, la banda di Blessin sarebbe avvantaggiata e potrebbe quindi salvarsi.
A questi calcoli matematici si aggiunga la conferma del momentaccio attraversato dal Venezia, che mentalmente appare prossimo a tirare i remi in barca, e dallo stesso Cagliari, senz’altro più provvisto rispetto agli arancioneroverdi ma anch’esso in crisi di risultati e meno compatto al confronto di qualche settimana fa.
D’altra parte, la rimonta non può basarsi esclusivamente sulla propria andatura: occorre che le rivali frenino, ed è proprio ciò che sta accadendo. Ora sono loro ad avvertire sul collo il fiato di un Genoa in netta risalita, imbattuto durante l’era Blessin, assai più convincente sotto l’aspetto del gioco, competitivo al massimo nella fase difensiva e, adesso, anche capace, pur sporadicamente, di arrecare insidie in zona gol. Non una macchina perfetta, in grado di inanellare balzi perentori in classifica, ma neppure un undici spuntato, rassegnato, sfiduciato: tutt’altro.
È un esercizio sterile prodursi in tabelle di marcia (suscettibili di troppe variabili), fissare una quota salvezza o scomodare la scienza astrusa dei calcoli di probabilità. Di sicuro, con un solo salto triplo il divario si è grandemente ridotto, ed ora anche le singole partite vanno affrontate con un briciolo di equilibrio e di fiducia in più. Ed ecco che, con un paio di indispensabili vittorie – da conquistare ad ogni costo – anche raccogliere qua e là singoli punticini potrebbe avvicinare ad un obiettivo che solo gli inguaribili ottimisti potevano preconizzare.
Il mago tedesco è stato abile in primis a cambiare mentalità, poi a bloccare l’assetto difensivo (diventato uno dei più efficaci della categoria) ed infine a contagiare del proprio entusiasmo una piazza scorata e triste. L’ultimo step – il più difficile, ma non certo per responsabilità del trainer – risiede nel conferire sufficienti pericolosità e concretezza alla manovra offensiva. Il gol preziosissimo di Portanova è già l’avvio di un’inversione di tendenza ma non basta a sgombrare il cielo dalle nuvole: occorre che altri partecipino al bottino. Purtroppo a Verona mancherà per squalifica Ostigard, che oltre ad essere un baluardo con i fiocchi è pure il più forte ariete rossoblù in area avversaria, ma sono soprattutto gli attaccanti e i centrocampisti a dover crescere in efficacia nelle conclusioni, ravvicinate e da lontano. Ultima avvertenza da rivolgere all’uomo di Germania: l’area avversaria va riempita con più giocatori, e non solo in occasione dei corner.
La settimana di sosta non è un’alleata, poiché spezza il ritmo felice del Genoa e consente a Cagliari e Venezia di riflettere e riposarsi, ma i rossoblù sono in grado di rimuovere a che quest’ostacolo. Il calendario li destina, tra due weekend al Bentegodi, ospiti del Verona di Veloso: la classica gara in cui il punto si conta, eccome…
PIERLUIGI GAMBINO