Serve un Genoa con più attaccanti per lasciare a secco la banda di Juric

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L’intendimento è lo stesso di sempre: vincere, vincere, vincere e finalmente spezzare l’astinenza di successi che si avvicina a spegnere la prima candelina: record difficilmente battibile a livello di massima serie nei principali campionati.

Arriva il Toro, che un po’ spaventa per la sua fisicità, per certe individualità di spicco e anche – perché negarlo – per quel torto subìto domenica scorsa di fronte all’Inter: un rigore su Belotti che anche un cieco avrebbe potuto scorgere e sanzionare. A pensar male si fa peccato, ma quante volte è successo che i risarcimenti per i danni arbitrali patiti contro una big vengano consumati la settimana dopo, di fronte ad una “provinciale”?

Ciò premesso, è in programma un appuntamento ricco di tranelli per il Genoa, che ha messo a posto da tempo la fase difensiva – sicuramente da Europa League – continua a deficitare terribilmente in zona gol. L’ultima gara, a Bergamo, oltre ad un punto pur sempre utile, ha lasciato in eredità un interrogativo sempre più corposo e sentito: forse Blessin dovrebbe decidersi a riempire maggiormente l’area avversaria? Vero che il suo calcio parte sempre dal “non prenderle” e dal soffocare le fonti di gioco avversarie, ma ormai siamo giunti ad un punto che il pareggino peggiora ulteriormente una situazione giù critica – per non definirla compromessa – e dunque occorre tentare il tutto per tutto per entrare un colpo da tre.

Il dubbio di cui sopra non può che coinvolgere Mattia Destro, il quale da parecchie settimane parte come panchinaro per poi essere immesso a ripresa inoltrata, e sempre in luogo della prima punta, mai al suo fianco. Risultato? Nei pressi dei portieri avversari, fatti salvi i calci fermi e i corner, si avventurano uno-due giocatori soltanto: pochi per poter impensierire retroguardie munite e organizzate come quella granata, che vanta un fuoriclasse – Bremer – e parecchi altri giocatori strutturati. In più, l’antico difetto del Toro, i limiti del portiere Milinkovic Savic – è stato brillantemente cancellato silurando il fratello d’arte a pro di Berisha, che contro i campioni d’Italia ha inanellato una serie di autentici prodigi.

È giusto, comunque, credere al miracolo della permanenza in A, alimentato dai recenti cali di Venezia e a Cagliari, le due principali avversarie dirette. Il Ferraris presenterà un colpo d’occhio accattivante, ma è l’ora che a fine partita i rossoblù si precipitino ai piedi della Nord non per strappare un applauso fine a sé stesso ma per l’ovazione legata al risultato. Blessin a Bergamo h preso atto che l’impiego di determinati elementi in precedenza trascurati o inutilizzabili ha conferito ben altra limpidezza al gioco, finalmente sviluppato rasoterra e non con palloni alti: come qualsiasi squadra che si rispetti deve comportarsi.

Il nocciolo risiede nella scelta degli interpreti. La tentazione di confermare l’undici così brillante del Gewiss Stadium è forte, ma in settimana sono stati recuperati sia gli acciaccati Hefti e Gundmundsson sia gli squalificati Sturaro e Rovella. Una forma di compromesso potrebbe contemplare il ritorno dello svizzero sulla destra difensiva, con Frendrup spostato in mediana come partner di Badelj, ma le gerarchie prestabilite indirizzerebbero verso il vicecapitano, titolare fisso durante l’era Blessin.

Anche in avanti l’incertezza regna sovrana. Portanova sarà stanco ma merita un posto al sole, Amiri ha dalla sua una qualità ineguagliabile ed ecco che per la terza maglia in zona rifinitura la bagarre coinvolge non solo l’islandese ma anche Melegoni e lo stesso Yeboah, se il mister dovesse optare per l’utilizzo di Destro in avanti.

Sulla carta sarebbe stata la partita ideale per un combattente come Ekuban, che rientrerà però dopo la sosta ed è un vero peccato. Così il tedesco, nel malaugurato caso di un’emergenza, potrebbe calare una carta appena tornata a sua disposizione: quel Piccoli che, accompagnato da una fervida attesa, non si è ancora utile alla causa. Il suo fisicaccio, però, è un jolly in più di cui tenere conto, magari per l’ultima mezz’ora.

Come al solito il tecnico finirà per mutare formazione e forse assetto a gara in corso, ma – scusate se ci ripetiamo – sarà indispensabile rinforzare anche numericamente la prima linea, Poi, vada come vada.

PIERLUIGI GAMBINO

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