Samp mai così brutta nell’era Giampaolo. In pratica, la gara di Bergamo è finita in un amen, data la schiacciante superiorità dei padroni di casa. I commentatori più clementi potrebbero accentuare l’importanza delle assenze di Bereszynski e Candreva o sottolineare la splendida prestazione di un’Atalanta orgogliosamente fuori dalla recente crisi e in grado nuovamente di giocarsi una poltrona in Champions. I censori più critici però hanno materiale sufficiente per istruire un processo alla squadra e soprattutto al tecnico di Bellinzona, autore di scelte perlomeno discutibili. In primis il modulo con tre difensori centrali, che sarebbe stato plausibile al cospetto di attaccanti puri, ma contro giocatori atipici, mobilissimi e bravi a non offrire punti di riferimento, sarebbero stati preferibili giocatori più agili e meno legnosi. Altro particolare: i mediani doriani, anche quelli laterali, tendevano ad accentrarsi, spalancando invitanti corridoi esterni ai nerazzurri, specialisti nello sfruttarli.
Eppoi gli errori di formazione: Yoshida non sarà stato ancora al meglio, ma più affidabile di Magnani lo è anche al cinquanta per cento. L’ex veronese ha in pratica regalato il vantaggio iniziale con due sbagli consecutivi. Lo stesso Colley un titano nella “quattro”, se piazzato come centrale dei centrali anche con compiti di impostazione, si smarrisce. Aggiungiamoci l’esclusione iniziale di Rincon, che con la robustezza e la determinazione che lo contraddistinguono avrebbe potuto fronteggiare più efficacemente centrocampisti iper strutturati come quelli del Gasp.
Probabile che, qualsiasi schema e undici fosse uscito dalla mente di Giampaolo, la gara non avrebbe mutato epilogo, ma certe mosse hanno accentuato il già cospicuo divario di valori, sfociato in uno 0-4 che assesta schiaffoni potentissimi al morale della truppa.
La Samp ha pregi e difetti ormai delineati. A Marassi rende di più che nei match esterni, recentemente fonte solo di sconfitte senza gol all’attivo, ma attenzione al tema della fisicità: contro squadre come il Sassuolo e l’Empoli, tecnicamente apprezzabili ma povere di chili e muscoli, i blucerchiati hanno spopolato, ma con antagonisti più ricchi di atletismo e forza rischiano di pagare dazio. Un trio offensivo come quello formato da Quagliarella, Caputo e Sensi rischia di venir sommerso da avversari che la mettono sulla corsa, sul gioco aereo, sui contrasti.
Ultima annotazione, peraltro arcinota: la formazione titolare blucerchiata è in grado di mettersi alle spalle un bel gruppo di concorrenti, ma il parco rincalzi appare esiguo sia numericamente sia a livello qualitativo. E se in difesa, col rientro di Yoshida, la situazione è sotto controllo e a centrocampo ci si può sentire abbastanza coperti, in avanti i due “nonni” – spesso costretti ad uscire anzitempo – non hanno alternative decorose.
Condivisibile la tesi più diffusa secondo cui Venezia e Spezia siano le maggiori indiziate alla retrocessione, ma la stessa Samp non può affatto sentirsi al sicuro ed un malaugurato stop anche a Udine nel prossimo turno potrebbe gettare nel panico un clan psicologicamente non preparato a dibattersi nei gorghi della bassa classifica. Guai insomma ad allungare ulteriormente la già pingue serie di rovesci esterni consecutivi. Cercasi svolta, prima di perdere le restanti certezze.
PIERLUIGI GAMBINO