Il calcio capovolto di questo strano campionato regala uno Spezia-Sampdoria inedito, con gli aquilotti, primi candidati iniziali alla retrocessione, davanti in classifica ai blucerchiati, che secondo i pronostici avrebbero dovuto disputare una stagione tranquillissima.
Il calcio, fonte di continue sorprese e contraddizioni, offre altre curiosità legate alla sfida. Thiago Motta è stato tre volte ad un passo dall’esonero e se l’è sempre cavata sino ad inanellare tre vittorie (tutte esterne) in quattro match e a salire in una posizione di classifica inopinata. In compenso, Marco Giampaolo si trova improvvisamente a guidare una Samp che – rinsaldata sul piano psicologico dall’arresto del suo presidente – pareva ormai aver imboccato la strada della rinascita.
Il tecnico di Bellinzona ha idee tattiche differenti rispetto al suo predecessore D’Aversa, ma rischia di partire con un materiale umano non diversissimo. In più c’è Conti, rilievo in rosa di Depaoli, ma anch’egli destinato a scaldare la panchina, mentre i difensori titolari Yoshida e Colley e il portiere Audero continuano ad essere indisponibili e – fatto ancor più preoccupante – la guarigione del lungodegente Damsgaard, gioiellino mai così atteso, rischia di allontanarsi ulteriormente, sino a primavera inoltrata.
Cosa può fare il nuovo mister per porre fine alla serie di batoste consecutive? Rivedere l’assetto difensivo, apparso nelle ultime gare piuttosto fragile. Ed ecco varato un 3-5-2 atto, appunto, a ridurre i rischi di capitolazione. Tanto, il gioco d’attacco era e resta un’incognita, legata più alle estemporanee invenzioni singole di due talenti come Gabbiadini e Candreva che all’espressione di una manovra collettiva.
Da quale undici può ripartire Giampaolo?
Le squadre di Giampaolo sono sempre state organizzate a livello difensivo, e anche la Samp attuale lo diventerà. Di sicuro l’assetto appena introdotto appare più robusto, con Bereszinski che abbandona la fascia per accentrarsi al fianco di Ferrari e (presumibilmente) Magnani e a centrocampo una cerniera di cinque uomini diretta in mezzo da Ekdal, supportato dai mediani Thorsby e Rincon (due cagnacci incaricati di fare argine e recuperare vagonate di palloni) e dagli esterni Candreva e Augello, destinati ad esibirsi a tutta fascia: e pazienza se dovranno sacrificarsi maggiormente sotto l’aspetto dinamico.
In avanti la solita coppia Caputo-Gabbiadini, in mancanza di plausibili alternative, Quagliarella è ai box e Torregrossa – peraltro disponibile – ha già pronta la valigia per trasferirsi lunedì a Pisa. Si punta parecchio su Manolo, abile come terminale e anche come rifinitore, ma si osserva pure con attenzione l’ex empolese, autore contro il Toro di un sigillo inutile e spettatore non pagante in Coppa a Torino, Ovvio che in questo reparto offensivo così sterile e avanti con l’età i dirigenti stiano pensando di mettere mano con un rnforzo mirato.
Giampaolo insomma parte con le scelte quasi obbligate. In panca rimangono, come alternative decorose, un difensore, Dragusin, sinora apparso immaturo per certi contesti, e un centrocampista, Askildsen, di cui ormai si sono delineati pregi e limiti.
Ad un ulteriore – e definitivo – cambio di modulo, semmai, si potrà pensare quando planerà a Bogliasco un trequartista. Resta in vita una speranziella per Sensi, legata ad una sua insistenza presso i dirigenti interisti a chiedere il trasferimento, ma si guarda ormai alla soluzione di rincalzo, quel Traorè che nel Sassuolo trova relativo spazio.
Spezia garibaldino ma ancora in cerca di certezze
Il nuovo corso giampaoliano potrebbe favorire una rinascita anche in fatto di fiducia e convinzione, ma la Samp – con pregi e pecche – è questa. Basterà il mestieraccio di calciatori collaudati a smorzare l’entusiasmo dei ragazzotti di Motta, che viaggiano sospinti da un morale alle stelle dovuto a prestazioni ben oltre le attese e all’aiuto di una sorte mai così benevola? Thiago, non più sulla graticola, ha finalmente capito che i successi nascono soprattutto da un modulo più prudente e meno suicida e dalla conferma di una formazione fissa, quando possibile. Così, rispetto alla trionfale apparizione a San Siro, si prefigurano due sole novità: una, forzata dal Giudice Sportivo, coinvolge Kovalenko, rimpiazzo di capitan Maggiore (e si tratta di una perdita gravissima) e l’altra concerne l’attacco, con l’esclusione di Manaj a pro di Nzola (guarito dalla gastroenterite) o di Agudelo, che come subentrante contro il Diavolo cambiò letteralmente la partita.
Lo Spezia proverà a vincere il complesso del Picco pur nella consapevolezza che l’eventuale pareggio non rovinerebbe i piani e consentirebbe comunque di tenersi alle spalle i “cugini”. Thiago sa che i suoi sono più incisivi quando non devono “fare” la partita ma ha capito sulla propria pelle che certe forzature tattiche potrebbero rivelarsi controproducenti. Di sicuro, se i padroni di casa dovessero privilegiare la ragion di stato, i blucerchiati difficilmente deciderebbero di esporsi a troppi rischi nella ricerca del colpaccio.
È nell’aria un pareggio, accettabile su entrambi i fronti, comprese le tifoserie, che da decenni si scambiano cenni di simpatia, ma da questo Spezia garibaldino e sfrontato ci si può aspettare di tutto.
PIERLUIGI GAMBINO