God Blessin the Griffin, Dio Salvi il Grifone

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Stupore, sconcerto, incredulità: questi i sentimenti che aleggiano in seno alla tifoseria del Genoa di fronte alle ultime mosse di 777 Partners. Sull’onda delle dichiarazioni roboanti ascoltate due mesi orsono, i fans del Grifo si attendevano un mercato bis scoppiettante e ricco di volti nuovi. Sul fronte partenze, i programmi sembrano rispettati, ma i tre soli innesti portati a termine in tre settimane di compravendita hanno provocato solo delusione e pessimismo.

Il popolo rossoblù non ha mai smesso di confidare nell’ennesima miracolosa salvezza e si sta accorgendo che il tempo passa inesorabile senza che l’attacco sia stato completato a dovere e, soprattutto, che il centrocampo assuma una fisionomia più accattivante. Ci si aspettava fuoco e fiamme ed invece, per ora, si registra l’arrivo di un giovane attaccante esterno, di un laterale di centrocampo e di un difensore centrale, senza che il reparto nevralgico, da sempre il più malandato, si mostri diverso da quello costruito da Enrico Preziosi.

Per Spors e gli Americani il progetto tecnico è più importante della salvezza

La realtà è abbastanza semplice: le priorità dei tifosi e quelle della proprietà divergono. Chi spasima per il vecchio Grifone pretenderebbe che ogni risorsa economica venisse spesa nell’immediato per scongiurare l’onta della retrocessione, mentre Spors, il plenipotenziario del club, con l’avallo dei padroni, ha principalmente in mente il progetto tecnico e nessuna situazione di classifica potrà smuoverlo assolutamente. Intendiamoci, non si tratta di una serie B pilotata o addirittura auspicata, ma piuttosto che impiegare preziose energie per acquisire qualche giocatore italiano di età avanzata o qualche prestito ancorché pronto per la bisogna si sceglie di perseguire l’iniziale strategia, basata sulla costruzione di una squadra giovane, durevole nel tempo e stuzzicante, anche a costo di scendere di categoria.

Se la permanenza nell’Olimpo fosse il primario obiettivo, si sarebbe optato per un tecnico nostrano, esperto del campionato italiano, ma Spors, che conosce a fondo la realtà del football centroeuropeo, ha deciso di pescare nell’ambito degli allievi di una delle scuole principali del Vecchio Continente: quella targata Red Bull e diretta da un mago come Ralf Rangnick. Dallo stesso contesto, d’altronde, giunge Bruno Labbadia, il tecnico del gran rifiuto, probabilmente spaventato dalla classifica del Genoa e dall’avvilente prestazione offerta a Firenze.

Tutto torna, insomma. Piaccia o non piaccia, al timone del vascello genoano troviamo un nocchiero che non conosce una parola dell’idioma italico ed ha solo allenato, come tecnico in prima, l’Ostenda, formazione olandese. E proprio questa fresca esperienza, interrotta per sposare il progetto Genoa, afforza un concetto di fondo: che un allenatore può incidere nelle fortune di una squadra, ma ancor più lo fanno i giocatori. Lo scorso anno, Blessin fu premiato come miglior tecnico del campionato tulipano, e i suoi ragazzi hanno chiuso al quinto posto. In estate tutti i migliori hanno preso altre squadre e con una rosa assai più debole l’Ostenda adesso è terzultimo.

A Genova il mister tedesco si trova a disposizione un materiale umano non di primissimo piano, come attesta la penosa graduatoria. Non solo, lui – fautore del pressing alto, sistema che di per sé necessita di vigoria fisica e “gamba”, oltreché di chiarezza tattica – dovrà arrangiarsi con calciatori lontani anni luce da queste caratteristiche, in specie i centrocampisti.

Udinese alle porte col mercato in entrata ancora lontano dal traguardo

È alle porte la gara con l’Udinese, la compagine fisicamente più strutturata del nostro panorama. I friulani sì che potrebbero interpretare al meglio i dettai del nuovo allenatore genoano, costretto invece a schierare individualità lontanissime dal suo modo di pensare. D’altra parte, il centravanti Piccoli dovrebbe arrivare ma è ancora a Bergamo, la quotata mezzala Amiri è ad un passo ma non si è mosso dalla Germania e Miranchuk, abbinato al Grifo da oltre un mese, difficilmente scenderà in Liguria. Così la prima di una serie infinite di ultime spiagge sarà affrontata con l’inadeguato centrocampo visto all’opera nel girone di andata e in avanscoperta, pur con uno Yeboah in più, si continuerà a pendere dalle labbra di Destro.

Sfida difficile, la prossima, a prescindere dalla graduatoria. Lo sarebbe di meno se il Genoa potesse accontentarsi a priori del pareggio come ha fatto nell’andata a Udine, ma c’è un obbligo di vittoria tassativo, che imporrà di fare gioco senza averne la propensione e di scoprirsi alle spalle proprio di fronte ad un avversario che negli spazi va a nozze.

Non inganni il piazzamento non rassicurante dei bianconeri: tra loro e i rossoblù, almeno sulla carta, la differenza è cospicua. Occorre un miracolo, un’impresa, una prestazione per nulla somigliante a molte delle precedenti. Servirebbe anche una Nord piena zeppa di supporters vocianti ed invece si registra la defezione dei tifosi più caldi, per protesta contro le recenti limitazioni anti Covid.

God Blessin the Griffin. Abbiamo aggiunto una “in” al cognome del nuovo trainer, ma il proclama, pronunciato in inglese, è il solo plausibile: Dio benedica il Grifone.

PIERLUIGI GAMBINO

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