Addio a Giacomo Vianello, sfortunato protagonista di una salvezza della Sampdoria

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Ancora un pezzetto di storia calcistica che ci lascia. All’età di 74 anni se n’è andato in punta di piedi Giacomo Vianello, libero di Ternana, Palermo e Atalanta tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso.

Difensore centrale di buon livello, ma nato in un’epoca in cui lo stopper marcava e il libero spazzava e dirigeva (due per fare ciò che da Liedholm in poi si fa sostanzialmente da soli), è entrato – sia pure sfortunatamente – nella storia della Sampdoria per un’autorete decisiva che condannò alla retrocessione la sua Dea a beneficio non solo dei blucerchiati, ma anche di Verona, Lanerossi Vicenza e Roma, che terminarono a pari quota 24 con gli orobici la stagione 1972/73.

L’ultima giornata di quel campionato si presentava incerta come raramente era accaduto da anni. In testa guidava il Milan, con un punto di vantaggio su Juventus e Lazio. In coda, retrocesse da tempo Palermo e Ternana, la Roma a quota 24 era già praticamente salva, avendo una differenza reti – il parametro dell’epoca per deliberare chi a parità di punti fosse davanti – nettamente migliore di tutte le altre.  Sempre a 24 stazionava l’Atalanta, reduce da un buon campionato ma con la peggior differenza reti dell’intero blocco, dovuta soprattutto ad una pesantissima sconfitta (9-3) nella San Siro rossonera durante il girone d’andata e a due sconfitte consecutive nelle ultime giornate con sei reti al passivo. Due punti più indietro la Sampdoria, con un’ottima differenza reti ma capace, nell’ultima uscita casalinga, di far segnare ad un piccolo Napoli la sua prima rete in trasferta di tutto il campionato, pareggiando 1-1 e sprecando così un match point. Sempre a 22 punti la coppia veneta formata da Lanerossi e Verona, entrambe messe peggio nella differenza reti rispetto a Sampdoria e Roma, ma decisamente meglio dell’Atalanta.

Gli incroci erano pericolosissimi: il Verona ospitava il Milan, e in caso di (prevedibile) vittoria rossonera – in ballo c’era lo scudetto della stella – i gialloblù sarebbero retrocessi. La sorprendente, neopromossa Lazio, che stava facendo le prove generali di scudetto, visitava il Napoli al San Paolo. Atalanta e Lanerossi si sarebbero affrontate allo stadio “Brumana”, che all’epoca tutti pudicamente chiamavano “Comunale” per evitare di ricordare il nome di un personaggio storico scomodo, e si ipotizzava che le due squadre potessero spartirsi la posta, in attesa dei risultati provenienti da Verona. La Roma, praticamente tranquilla, ospitava la Juventus campione uscente, e avrebbe persino potuto lasciare campo libero ai bianconeri. Infine la Sampdoria era di scena nella Torino granata, e probabilmente sarebbe bastato un punto, in considerazione degli altri incontri.

Chi avesse scommesso sul sicuro avrebbe detto: Milan trionfatore a Verona, rossoneri a cucirsi la stella e Verona in B. Chi avesse scommesso sul sicuro avrebbe perso.

Fu una domenica caotica, irripetibile e, nei fatti, irripetuta. Forse la più assurda della storia del campionato italiano, e mentre un anno prima la Juventus aveva festeggiato il ritorno al titolo in una bella giornata di sole, quel maggio 1973 sembrava novembre: pioggia, fango, freddo.

Accadde che il Milan, il mercoledì precedente, avesse disputato la finale di Coppa delle Coppe ad Atene contro il Leeds United. I rossoneri di Rivera e Chiarugi avevano segnato dopo tre minuti e avevano difeso il vantaggio per gli altri (quasi) novanta nel fango, con il portiere William Vecchi grande protagonista. Ma era stata una battaglia dispendiosissima, e chissà a che ora erano poi finiti i festeggiamenti, con ancora un viaggio di ritorno da affrontare.

Sta di fatto che alla fine del primo tempo, a Verona, gli scaligeri erano avanti 3-1, che sarebbe diventato 5-1 a metà ripresa, con Zigoni mattatore e il Diavolo a vagare confusamente nel fango del Bentegodi. Arrivarono due reti nel finale a mitigare lo sconforto, ma la città di Giulietta e Romeo, da quel giorno, divenne “la fatal Verona”.

Di suo, la Juventus all’Olimpico non stava certo entusiasmando. Si sarebbe andati verso lo spareggio, se non fosse stato per Cuccureddu, che con un bolide nel finale sancì il sorpasso bianconero, proprio mentre la Lazio inciampava nel tranquillo Napoli.

In coda l’inopinata vittoria del Verona, già chiara a metà partita, metteva nei guai il Lanerossi, che stava pareggiando a Bergamo in una partita sonnacchiosa in attesa degli eventi. I biancorossi entrarono nella ripresa con ben altro piglio, e dopo una decina di minuti, su azione d’angolo, Vianello beffò il proprio portiere, mandando in vantaggio i vicentini.

A quel punto, però, con tutte le contendenti a quota 24, nei guai era la Sampdoria, a quota 23, sullo zero a zero a Torino. Ci pensò Loris Boni, che tra l’altro ha compiuto gli anni negli stessi giorni della triste dipartita di Vianello, con la famosa serpentina, a portare in vantaggio i blucerchiati a poco più di dieci minuti dalla fine, per il gol che valse la salvezza doriana e la retrocessione dell’Atalanta, che non riuscì più a recuperare contro il Lanerossi.

Ci furono anche numerosi strascichi, dal “giallo di Alzano” (un emissario della Sampdoria avrebbe offerto un premio a vincere all’Atalanta, cosa se vogliamo assurda vista la situazione di classifica, ma che costò un anno dopo tre punti di penalizzazione ai blucerchiati), al gol di Boccolini in Genoa-Brindisi, quando il portiere rossoblù Spalazzi si fece sorprendere fuori dai pali mentre ascoltava la radiolina che portava l’evolversi della situazione sui campi di serie A.

Abbiamo voluto riandare a quell’epica giornata, però, per ricordare la figura dello sfortunato Giacomo Vianello, atleta valente e grande uomo, come ha ricordato il suo grande amico ed ex compagno di squadra Franco Liguori, che gli ha dedicato un lungo e commosso messaggio di commiato.

Giuseppe Viscardi

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