Funziona poco o nulla in questo Genoa edizione 2021-22. Al di là della posizione in classifica, non c’è una voce di bilancio confortante, e le uniche note positive in un mare di negatività sono rappresentate dal rendimento di qualche giocatore singolo. Di sicuro, Sirigu, tuttora dodicesimo della Nazionale, non sta facendo rimpiangere il predecessore Perin: con il suo mestieraccio, conferisce sicurezza al reparto e ha già all’attivo parecchi interventi decisivi ai fini del risultato. Altra brillante sorpresa è Cambiaso, reduce da annate nelle categorie inferiori. Anche lui si è reso autore di qualche ingenuità pagata cara: lo scotto di un’inesperienza che scomparirà presto. Anche la sua duttilità rappresenta un’arma in più: nessuno meglio di lui sa disimpegnarsi con pari efficacia a sinistra e a destra, come terzino nella quattro e come esterno nella cinque.
Il terzo elemento promosso a pieni voti è Mimmo Criscito, che prima di infortunarsi per un evento traumatico era tornato a splendere come ai tempi d’oro, perlomeno quando Ballardini lo aveva riportato all’ideale ruolo di terzino nella “quattro”. In testa alla graduatoria delle rivelazioni, tuttavia, non possiamo non piazzare Mattia Destro, risorto come goleador e approdato finalmente ad una maturità che gli consente non solo di buttarla dentro ma anche di produrre giocate inedite.
Confusione
Non è una fiducia a tempo quella accordata a Ballardini, ma poco ci manca. Troppe sue mosse lo rendono irriconoscibile rispetto al passato, ed è inevitabile che sorgano perplessità riguardo alle sue doti come allenatore “da progetto” e non come semplice subentrante. Attribuirgli molte responsabilità, però, sarebbe ingeneroso, e non solo per la gratitudine che gli si deve. Non è colpa sua se il numero dei calciatori a disposizione è pletorico e insostenibile e se parecchi nuovi acquisti sono giunti all’ultima ora o in condizioni atletiche pessime, con mesi interi di inoperosità alle spalle. A cosa è servito il suo lavoro in Austria quando buona parte degli attuali titolari non erano neppure presenti? Il Genoa è in ritardissimo rispetto alle altre squadre di A principalmente per gli errori commessi “a monte” da una società che aveva calcolato malissimo la forza di una rosa da rivedere profondamente.
Non è credibile la tesi secondo cui l’attività di mercato sia stata concordata con Zio Balla. Se così fosse, il tecnico sarebbe da esonero immediato e senza attenuanti. La verità è che Preziosi si è comportato secondo le sue abitudini: fare e disfare senza tener conto delle esigenze tecniche ma solo di quanto gli viene offerto, possibilmente a prezzi modici. Da anni il vecchio padrone ha anteposto la quantità alla qualità, affidando al malcapitato mister di turno una frotta di calciatori di modeste potenzialità e rendendo estremamente arduo il suo lavoro di assemblaggio.
Tornando al tecnico, va notato che l’anno scorso, appena rilevato il Genoa da Maran, scelse l’undici titolare e non lo cambiò sino alle ultime giornate, quando s’accorse che Radovaovic era improponibile. Quest’anno, invece, sta ancora cercando la quadra e, prigioniero di una frenesia senza limiti, cambia assetto ogni partita e, spesso, più di una volta nello stesso match. I giocatori sembrano frastornati e insicuri, e il loro rendimento ne scapita. Purtroppo, gennaio è ancora lontano: guai se questo caos si protraesse ulteriormente.
A giustificazione del trainer, la mancanza di interpreti accettabili in parecchi ruoli, che lo costringe ad adattare e a snaturare parecchi calciatori. Il centrocampo, solitamente la cartina a tornasole per misurare le potenzialità di una formazione, è forte soltanto in cabina di regìa, dove Badelj e Rovella si contendono la bacchetta di direttore d’orchestra. Al loro fianco però, i “buchi” sono pazzeschi. Touré è un decente rubapalloni ma insufficiente nei disimpegni e presto sarà scalzato dal cileno Galdames, sulla carta bravo nell’interdizione e passabile anche in fase di costruzione. Manca però in organico la classica mezz’ala “di gamba”, in grado di compiere strappi decisivi e inserirsi in zona tiro. Ancor più grave è la lacuna in rifinitura: tanto dai rimpiangere Pjaca e Zajc, che l’anno scorso non furono quasi mai decisivi. L’esperimento Melegoni è stato fallimentare: dopo l’operazione al ginocchio, si è spenta la luce in uno dei baby più promettenti del nostro calcio. Non parliamo di Hernani che, giunto in Liguria con la prospettiva di titolarato, si è perso nella nebbia di una condizione fisica sommaria e di una lentezza operativa esasperante. Ballardini ha pure provato nel ruolo Rovella e addirittura Badelj, con esiti disastrosi.
Attacco
La fase offensiva è condizionata dalla carenza di bocche da fuoco. Difensori e centrocampisti non hanno confidenza con il gol e in avanti l’unica garanzia è rappresentata da Destro. A inizio estate si è parlato di una prima linea con Caicedo e Lammers titolari e Destro primo rincalzo. Il primo, fermato da un perfido infortunio muscolare, è atteso all’esordio dopo la sosta (ma in proposito non esiste certezza), mentre l’ex atalantino, corteggiato sin da gennaio, ha lasciato Preziosi con un palmo di naso l’ultimo giorno di mercato. Le alternative non sembrano totalmente affidabili: Ekuban (sostituto effettivo di Shomurodov) è il più maturo ma non un fulmine di guerra; Kallon, che ha scoperto il calcio in tempi recenti, è un diamante molto grezzo, per ora privo di fiuto della rete; Bianchi, prodotto del vivaio, offre una sensazione di inadeguatezza alla categoria, Buksa, classe 2003, è il più interessante del gruppo, ma Balla non lo prende in considerazione, e ciò significa che non è ancora maturo.
Colpi di testa
Sedici gol incassati in 7 match sono un’enormità: solo lo Spezia gia fatto peggio. Quasi metà dei dispiaceri è giunto da colpi di testa: dato ancor più inquietante. Con Maksimovic, Vanheudsen e Bani è arrivata una bella iniezione di centimetri, insufficiente però ad invertire il trend. Sui calci fermi va forse perfezionato il meccanismo della difesa a zona e dell’uomo, ma serve anche maggiore concentrazione da parte dei singoli, compresi i laterali. Lo stop forzato di Criscito dovrebbe aprire le porte della squadra tipo a Vasquez, sinora rimasto mestamente in panca nonostante il titolarato nella Nazionale messicana. Con o senza di lui, comunque, è l’ora che Ballardini proceda a scelta definitive: di uomini e di modulo.
Prospettive
Il Genoa 2021-22 è più debole del precedente. Vero che non è povero di elementi carismatici in tutti i reparti, ma ad un esame anagrafico si nota che i giocatori collocati nella fascia dai 23 ai 29 anni, quando di solito la carriera tocca l’apice, sono pochissimi. Con i vecchietti in parabola discendente e i giovani non ancora pronti, i conti non possono tornare. Soppesato il Genoa attuale in relazione alle antagoniste, sembra azzardato prevedere un futuro tranquillo. La speranza preziosiana di aver allestito una rosa competitiva per il centroclassifica s’infrange in mille considerazioni e al momento attuale solo Venezia, Salernitana (nonostante la vittoria nello scontro diretto) e Spezia appaiono certamente più deboli, mentre il Cagliari rimane un’incognita. Il resto del lotto ci sembra più attrezzato dei rossoblù, sicché gli jankees dovranno affrettarsi a riorganizzare l’assetto societario, ufficializzando la scelta del nuovo direttore sportivo. Sul mercato di riparazione, probabilmente, dovranno investire più risorse di quelle programmate.
PIERLUIGI GAMBINO