Più che la sconfitta dei propri beniamini con la Fiorentina, hanno sconvolto i tifosi genoani i successi di Spezia e Verona e il pari del Cagliari all’Olimpico. Si perché in casa Grifo si punta parecchio sulle tre compagini succitate come avversarie dirette nella battaglia per la sopravvivenza. Vero che le tre neopromosse stanno offrendo flebili segni di vitalità e salute, ma sta affiorando il timore che, una volta passata la fase iniziale della stagione, il gruppo delle definitive pericolanti risulti esiguo.
Il pessimismo cosmico della gente genoana è già riemerso, e non può sorprendere, visto il pessimo gioco espresso al cospetto dei viola: atteggiamento rinunciatario, attacchi ridotti numericamente all’osso, una disposizione tattica che ricorda gli infausti pullman davanti alla porta delle ultime stagioni.
Ballardini è già finito sulla graticola. Nella circostanza, dopo aver proposto un undici di partenza almeno accettabile, ha commesso in corso d’opera errori inspiegabili smantellando una squadra ancora ferma su un pregevole pareggio per… peggiorare la fase difensiva senza migliorare quella propositiva. Sarebbe bastato mutare l’assetto ed invece il mister, dopo un mucchietto di minuti della ripresa, ha avviato una cervellotica girandola di cambi nella formazione. Biraschi, subentrato ad un diligente Cambiaso, ha favorito con un movimento ritardato il vantaggio viola, mentre l’uscita dell’unica punta d’area, Destro, a pro di Pandev ha limitato le già misere chances di recupero.
Ci sta, anche per un allenatore, di sbagliare una partita, ma dopo quattro match, pur dovendo attendere che Caicedo e Vasquez debuttino in rossoblù e che Hernani acquisisca una condizione decente, si può trarre qualche conclusione. Ed allora si scopre facilmente che nel pletorico organico di Zio Balla mancano – e scusate se è poco… – una mezz’ala capace di inserirsi in zona gol e spaccare la partita (Sturaro, purtroppo, non offre garanzie fisiche), una mezza punta in grado di offrire palloni pregevoli ai compagni e una seconda punta di affidamento. In compenso c’è una ricchezza assoluta di attaccanti di complemento dall’incerta resa (il 38enne Pandev, i baby Kallon e Buksa, il gregario Ekuban) e di mediani (Touré, Behrami, aspettando che pure il cileno Galdames entri nella lista dei 25).
Una domanda è legittimo porsi: fossimo nei panni degli allenatori avversari, quali calciatori genoani potremmo temere a livello offensivo? Caicedo, Destro (ma i due rischiano di formare una coppia male assortita), Fares, Cambiaso, per mezz’oretta Pandev. È arduo attendersi prodezze balistiche dalle altre punte e ancor più da centrocampisti di copertura e difensori puri, poco o nulla avvezzi al gol.
Altra osservazione: una squadra protesa niente più che alla salvezza dovrebbe basarsi principalmente sulla corsa, sulla velocità, sui contropiedi (la sola arma contro le “big”): ebbene, il gioco rossoblù sgorga lento, macchinoso, prevedibile, e non certo per colpa di Ballardini ma dei suoi interpreti in campo.
Sperando che tale disamina venga smentita dai fatti, ecco che il match di Bologna spicca per delicatezza. Vero che neppure i petroniani scoppiano di salute dopo i sei schiaffoni rimediati a San Siro, ma un’eventuale sconfitta aggraverebbe di molto il quadro in casa Genoa e inizierebbe a porre interrogativi seri riguardo al futuro di Zio Balla. Di sicuro Preziosi, che per un certo periodo – anche dopo l’imminente cessione del club agli americani – continuerà a tirare le fila, non è un ballardiniano convinto: figuriamoci dopo la recente partitaccia. Di conseguenza la gara del Dall’Ara quelle immediatamente successive contro Verona e Salernitana risulteranno decisive per evitare che la società operi nella seconda sosta stagionale il cambio della guardia.
A Bologna vedremo all’opera inevitabilmente un Genoa meno rinunciatario, magari con due punte dall’inizio, ma non è escluso che la “quattro” esibita nella ripresa di Cagliari e contro i viola finisca nuovamente in soffitta. Anche Mihajlovic cambierà qualcosa per arrestare l’emorragia difensiva, ma di sicuro dalla cintola in su può contare su superiori certezze: un centravanti decoroso come Arnautovic (rinforzo dell’ultimo mese) e un mazzo di seconde punte rapidine e ficcanti. Merita attenzione la fantasia dei felsinei, scarsamente dotati a livello fisico e, sulla carta, abbastanza contenibili in fase di concretizzazione, ma è dal Genoa che ci si deve aspettare una matamorfosi: stavolta occorrerà anche insidiare gli avversari e non solo limitarsi a spezzare la manovra altrui.
PIERLUIGI GAMBINO