Samp-Verona boccia la Giovane Guardia, ma i Veterani sono in forma e Ranieri si riavvicina

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Attorno alle 19 di sabato era invero germogliata una speranziella che sembrava proibita. Il Sassuolo, ancorato da mesi all’ottava poltrona, stava perdendo in casa con la Fiorentina, e i blucerchiati, a quel momento, hanno pensato di poter salire oltre la nona piazza, ormai messa nel mirino. Attualmente la posizione è appannaggio dal Verona, che i blucerchiati hanno strapazzato una seconda volta nello stesso campionato, ribadendo una netta superiorità per ora non riflessa nella classifica.

L’icastico Juric, nella pancia del Ferraris, ha sintetizzato una realtà inconfutabile: “Nel secondo tempo Ranieri ha immesso in campo giocatori superiori ai miei, e giustamente la Samp ha rimontato e vinto”.

L’aggancio e il sorpasso in graduatoria sono solo una questione di tempo. Una delle due ipotesi potrebbe persino materializzarsi a metà settimana, quando gli scaligeri ospiteranno una Fiorentina alla disperata ricerca di punti salvezza e Audero e C. faranno visita al già condannato Crotone. Ma, ripetiamolo, non c’è fretta.

Nona o decima, comunque, questa Samp sta onorando le previsioni agostane. La sua squadra titolare, dopo tutto, è degnissima di rispetto: se fosse stata al completo, avrebbe probabilmente espugnato San Siro e fermato sul pari il lanciatissimo Napoli e col Verona sono emerse nitidamente le sue potenzialità.

Semmai, chi esce con le ossa ammaccate è il cosiddetto parco riserve, in gran parte composto da una nouvelle vague che stenta ad inviare messaggi di competitività. Nella ripresa di sabato è piaciuto anche Keita, contropiedista di vaglia, ma la sua discontinuità, unita ad ingaggio assai corposo, non ne sconsigliano comunque la riconferma. Il mister aveva chiesto a Verre, La Gumina e allo stesso Damsgaard di metterlo in difficoltà per le gare a venire, ma ha raccolto solo delusioni. Il primo dei tre ogni anno parte in modo incoraggiante, ma presto si spegne come uno zolfanello e induce al pentimento chi lo ha ingaggiato. Il secondo si conferma inadeguato alla massima categoria e inevitabilmente produrrà per le casse societarie una minusvalenza. Il terzo rimane un fulgido talento, in grado di diventare, magari tra due estati, un uomo mercato, ma per ora brilla soprattutto per incostanza: a volte lascia a bocca aperta per certe giocate e in altre circostanze ci si chiede se sia in campo. Per non parlare di Torregrossa, acquistato per colmare la lacuna della punta d’area di rigore e ospite fisso da mesi dell’infermeria: altra spesa ingente per nulla ripagata.

Così, indirettamente, crescono anche in prospettiva le quotazioni dei vecchietti, che si concederanno pure qualche pausa ma rispetto ai loro presunti eredi sono di ben altra pasta fatti. Prendiamo Candreva: se andiamo ad elencare i gol realizzati e quelli propiziati, ci avviciniamo alla metà del bottino complessivo della squadra. E che dire di Gabbiadini, il cui rientro dopo una prolungata assenza coincide – guarda caso… – con il rifiorire di tutta la Samp? Lo stesso Quagliarella, a 38 anni suonati, non ha eredi all’orizzonte, sicché già porre in dubbio la sua riconferma equivale ad un peccato mortale, che il Viperetta si guarderà bene dal commettere.

In tema di rinnovi, anche quello di Ranieri si sta concretizzando. La Samp nelle ultime settimane ha letteralmente cambiato marcia, ed è onesto riconoscere i relativi meriti all’allenatore, il quale nel dopo gara col Verona si è sbilanciato in tal misura da poter considerare annunciato un prolungamento del matrimonio. Anche l’ultimo ostacolo – la differenza tra pretesa economica ed offerta societaria – è stato virtualmente rimosso grazie alla buona volontà di ambedue le parti. Ergo, parecchi puntelli per il prossimo campionato sono già stati fissati, e pazienza se uno degli attuali “gioielli” (noi punteremmo su Colley, anche per ragioni anagrafiche) farà le valigie e se il folto gruppo delle riserve dovrà essere profondamente riveduto e corretto.

PIERLUIGI GAMBINO

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