Il Genoa deve soprattutto arginare l’Inter capolista

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Gennarino Ruotolo racconta ancora adesso l’impresa di San Siro: un rotondo 3-1 ottenuto dal suo Genoa, quello targato Franco Scoglio. Era il marzo 1994, oltre un quarto di secolo fa, e da allora il Grifo non ha più espugnato il terreno nerazzurro. Non solo, l’ultimo gol genoano in quello stadio risale ad oltre sei anni fa. Vero che la legge dei grandi numeri invita all’ottimismo, ma credere nel colpaccio proprio quando la Beneamata si avvicina a vele spiegate allo scudetto numero 19 è un atto di fiducia senza fondamento logico.

Il calcio però regala a volte verdetti clamorosi, sicché attendiamo prima di cantare il de profundis agli uomini del Balla. Di sicuro il Genoa ha un vantaggio rispetto a parecchie altre antagoniste dell’Inter: sa chiudersi a doppia mandata, è abituata a raggrumarsi davanti a Perin e a far pesare l’esperienza delle proprie guardie scelte, che all’interno dell’area di rigore sanno come muoversi. Di sicuro i rossoblù non commetteranno l’errore fatale di sbilanciarsi in avanti e concedere spazi sterminati a Lukaku e compagni, formidabili nell’1-1 quando possono allungare la falcata. Se escludiamo il recente derby, stravinto, i meneghini faticano sempre a d abbattere muraglie folte e robuste come si preannuncia quella genoana.

Da qui a pensare che la porta di Perin rimanga a lungo intonsa, ce ne passa, ma per… rinviare il più possibile la sentenza sarebbe importante scongiurare i corner al passivo, che l’Inter da sempre trasforma in arma letale grazie all’atletismo dei suoi difensori trasferiti nei sedici metri rivali.

Dunque occorrono attenzione, applicazione, capacità di soffrire ed una dose da cavallo di sorte amica. La squalifica di Hakimi, imprendibile sulla fascia destra, è un punto a favore: chiunque lo sostituisca arrecherà insidie minori.

A margine di certe considerazioni semplicissime, è invece acceso il dibattito riguardo al comportamento da tenere dopo il malaugurato vantaggio interista. Chi, spinto dal desiderio di pareggiare, ha abbandonato la prudenza, si è trovata con una goleada sul groppone. Ergo, si può perdere in diverse maniere e con scarto differente, e a tre giorni dal derby sarà… igienico evitare un’umiliazione troppo pesante.

Ballardini non è tipo che si avventuri in offensive cervellotiche: in primis pretenderà dai suoi il massimo equilibrio tattico. La scelta dell’undici di partenza almeno in parte sarà influenzata dalle particolarissime caratteristiche dell’antagonista oltreché dall’imminenza della stracittadina. Improbabile che Destro e Masiello, sotto diffida, scendano in campo: tantopiù che non mancano i rimpiazzi all’altezza. Il bomber dovrebbe essere avvicendato da uno scalpitante Scamacca, che ha il fisicaccio per reggere all’urto dei difensori nerazzurri e deve solo ritrovare dentro di sé una buona dose di combattività. Quanto alla terza linea, toccherà a Goldaniga, che a Torino, due settimane fa, si era comportato egregiamente e potrebbe sfruttare il proprio dinamismo.

Probabile anche un ritocco a centrocampo. Czyborra potrebbe essere sacrificato a pro di Ghiglione, con lo spostamento di Zappacosta a sinistra, e in mezzo Zajc non sembra adattissimo a questo tipo di match: il baby Rovella e il veterano Behrami si giocano la maglia in palio. In avanti, per finire, dovrebbe tornare Shomurodov, anche considerando l’assoluta inconsistenza palesata da Pjaca contro il Verona.

Inutile ribadire che anche una sconfitta contenuta nel punteggio, senza il corollario di infortuni e squalifiche in arrivo sarebbe un viatico accettabile in vista della partita più sentita dell’anno.

PIERLUIGI GAMBINO

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