Per i genoani è praticamente un derby del cuore, lo zio Balla contro il Gasp. Normalmente chiedergli di scegliere tra l’uno e l’altro sarebbe come pretendere una risposta al proverbiale quesito “Ma vuoi più bene al papà o alla mamma?”, ma quando l’orizzonte è la lotta per la salvezza non si hanno dubbi. Meglio il calcio terra a terra del primo che provare a sfrecciare sulle ali del secondo. Lo scontro tra i due per molti versi non smentisce tali sensazioni.
Out Scamacca e, all’ultimo anche Destro per un fastidio muscolare, Ballardini propone come coppia d’attacco Shomurodov-Pjaca e un centrocampo piuttosto tecnico, con Strootman subito dal primo minuto affiancato da Badelj e Zajc, Czyborra e Zappacosta sulle fasce, il tridente Criscito, Masiello, Radovanovic davanti a Perin.
Gasperini dispone una formazione tipo dell’Atalanta, con la difesa a 3 Toloi, Palomino, Djimsiti, Hateboer e Goosens sulle ali, i e Ilicic a supporto di Zapata assieme a Malinovsky, che vince il ballottaggio con Pessina. Gollina in porta e Freuler-De Roon in mediana chiudono il quadro.
Entrambe le compagini la mettono sul piano fisico e l’aggressività, col Grifone ben deciso a non lasciar tramare impunemente i talentuosi avversari e pronto a fiondarsi in ogni spazio per cercare il gol; bergamaschi che invece puntano sia sul fraseggio organizzato e sulla possibilità che porti a liberarsi qualcuno dei suoi assi per una comoda soluzione personale.
Già al 2’ il Genoa mostra di poter competere da pari a pari con Pjaca, che dalla destra parte in dribbling e cerca la rete con una scoccata, alta di poco.
Shomurodov e Toloi cominciano il loro duello fatto di spallate, piccole astuzie e tecnica, al primo contrasto la spunta il brasiliano tenendo la posizione con intelligenza, ma al 8’ l’Uzbeko si libera della marcatura, riceve un discreto suggerimento di Strootman e calcia dal limite, sfiorando il palo alla sinistra di Gollini.
L’Atalanta prova a rispondere alle sorprendenti incursioni iniziali genoane alzando la pressione, i ragazzi di Balla si difendono con vigore, dispensando all’occorrenza qualche fallo. Al 18’ Zappata in mischia da calcio d’angolo prova a beffare Perin con un guizzo da pochi passi, ma il portiere di Latina è subito lì a saltare sul pallone.
Ilicic prova a scardinare la retroguardia rossoblù chiusa a istrice, e questa non risparmia ruvidezze per tenerlo buono, mentre nell’altra metà campo sono Zajc e Badelj a lavorare di grimaldello per individuare il pertugio verso la porta.
Si continua con tanti vani e poco rilevanti sino a fine primo tempo, quando al 40’ Zajc appoggia a Shomurodov che dal limite prova a metterla di precisione nell’angolino sinistro, grandissima risposta di piede di Gollini.
Nell’intervallo entra Lerager per Zajc, probabilmente Ballardini subodora che i nerazzurri nella ripresa scateneranno tutto quello che hanno e si cautela con anticipo.
In effetti la Gasp Band sembra più pimpante dal primo minuto della seconda frazione, ma ci vogliono dieci minuti di Crescendo Adagio prima che cominci un Andante a ritmo infernale per l’undici di Ballardini. Per un quarto d’ora infatti senza mai impegnare troppo seriamente Perin gli uomini della Dea danno l’idea di poter segnare da un momento all’altro, per un cross che attraversa tutta l’area senza trovare deviazioni, un tiro dal limite rimpallato, o, addirittura, un palo preso da posizione defilatissima da Hateboer al 67’, coordinandosi alla perfezione su un’incerta sponda di Toloi. Attorno al 70’ Goldaniga è costretto a un intervento poco ortodosso su Miranchuk in elevazione all’interno dell’area dei Liguri, l’arbitro non lo giudica da penalty e dal Var non arrivano segnalazioni.
Ballardini non riesce ad arginare l’impeto dei rivali nemmeno coi cambi -Behrami per Strootman, Pandev per Pjaca- mentre dall’altra parte un punzecchiante Muriel, al posto di un Zapata generoso ma troppo statico, si rivela l’uomo in più dell’ultima mezz’ora.
Poi in un qualche modo l’assedio si fa meno incessante, anche se è proprio nel finale che arrivano le migliori occasioni atalantine. Al 77’ Goosens chiude un triangolo con Muriel trovando un Perin buon posizionato sul suo tiro dal lato sinistro dell’area, al 82’ De Roon si coordina magnificamente raccogliendo una respinta da una bandierina e gira in porta, alto di pochissimo. Due minuti prima aveva fatto il suo esordio Onguenè, subentrato a Zappacosta.
Il Genoa arrischia qualche contropiede e l’Atalanta qualche protesta per un paio di rigori che non ci sono, soprattutto un tocco di petto di Goldaniga che di primo acchito avrebbe potuto sembrare mano. Sono gli ultimi sussulti di una partita tirata, in cui sebbene non siano fioccate grandi e nitide occasioni non sono mancate le emozioni. Per O Zena un punto prezioso non solo per la classifica, ma per come è arrivato: con un ottimo Strootman in più e una prestazione che da continuità all’ennesima incredibile ma concretissima rivoluzione Ballardiniana.
Federico Burlando