La Sampdoria può essere appagata di come è finito il derby nonostante fosse favorita alla vigilia e l’ultimo quarto d’ora, in cui pareva avrebbe potuto portarselo a casa da un momento all’altro.
Vicinissimi al 2-1 con Keità e lanciati in un assedio all’arma bianca che ha stretto il Genoa nella sua area, i blucerchiati hanno corso il rischio di venire beffati da qualche contropiede da un Grifone arrembante nonostante la mancanza di fiato.
Al netto dei rimpianti, si può essere soddisfatti, perlomeno per la prestazione. Infatti Claudio Ranieri guarda soprattutto al lato buono dell’esito finale: «Per il primo tempo è giusto il pareggio. Non c’è stata una sostanziale prevalenza di nessuno, nel secondo tempo siamo stati più pericolosi noi. Quando non riesci a vincere è meglio non perdere».
Col solito equilibrio alterna carezze e scudisciate ai suoi ragazzi: «Ai ragazzi chiedo sempre di fare il massimo, perché i gruppi vincenti si riconoscono perché non sono mai contenti. Non abbiamo fatto bene, il Genoa si è chiuso bene. Noi giocavamo con una coppia di centrocampisti bassi e loro ne avevano tre. Se anche vedessi qualcosa di bello non lo direi mai. C’è tanta voglia di fare bene».
È stato molto lodato per la tattica complessiva, che lo ha portato a pressare il Genoa con gli acquisti più forti nel momento in cui i rossoblù erano più stanchi; in particolare Keità era scatenato. Per lui il tecnico sembra avere piani molto speciali: «Ho l’idea di far giocare in coppia Keita con Quagliarella. C’è anche l’idea di metterlo sulla fascia. È arrivato da poco, non giocava da tempo. Sto cercando di portare lui e gli altri in condizione e a portarli a fare quello che sanno fare».
Parla con maggior entusiasmo l’uomo del momento, protagonista con un gran tiro a giro: «Contento per il gol, potevamo fare di più. I nuovi si stanno integrando alla grande, già sanno come muoversi. Il resto della squadra è la stessa dell’anno scorso, ma ci capiamo di più e dobbiamo dare continuità a Cagliari. Abbiamo dimostrato di sapere giocare: dobbiamo continuare così»
Federico Burlando