Per il Genoa una faticosa Laurea in Lecce

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Si chiama Filip Jagiello, classe 1997, poco più di duecento minuti giocati finora in campionato, è lui l’uomo della provvidenza che a nove minuti dalla fine decide, con la sfortunata complicità di Gabriel dopo la conclusione sul palo, la sfida salvezza contro il Lecce.

Il giovane centrocampista, al centro di una richiesta del suo vecchio club polacco , lo Zaglebie Lubin, che rivendica 800000 euro di pagamento sul trasferimento, con sentenza della Fifa poi impugnata dal club rossoblù, è l’eroe di una partita che si stava trasformando in un incubo per Criscito e compagni, contro i salentini che in caso di pari sarebbero rimasti ad un solo punto prima delle ultime quattro partite e con un calendario sulla carta più abbordabile. Il destro dal limite del giovane polacco, carambolato sulla schiena del portiere leccese e da lì in rete, ha fatto esplodere di gioia tutta la panchina, saltata in campo come un tappo di spumante a sommergere nel mucchio di abbracci il compagno.

Diciamo subito che il Genoa ha giocato davvero male, contratto ed impaurito ed il Lecce avrebbe meritato quantomeno la divisione della posta, con la squadra di Liverani che si è fatta preferire per schemi , intensità e presenza sul rettangolo verde però mai come stavolta non è il caso di storcere il naso bensì di celebrare tre punti che possono risultare decisivi per condurre in salvo un Grifone apparso attanagliato dalla paura e fisicamente ed atleticamente inferiore agli avversari.

Nicola rivoluziona per l’ennesima volta la formazione, si affida alla difesa a quattro, con i rientri di Romero, che affianca Zapata e Criscito che gioca a sinistra nella quattro con Masiello proposto a destra, a centrocampo di fianco a Schone c’è Lerager con Sturaro al rientro a sinistra mentre in avanti Sanabria vince il ballottaggio con Pinamonti. Pronti via ed i salentini sembrano essere da subito più pimpanti e propositivi ma alla prima incursione i padroni di casa mettono subito a nudo i limiti di una retroguardia che non a caso ha già subito più di settanta reti ma il sinistro di Pandev lasciato libero di concludere è troppo debole per impensierire Gabriel, un minuto dopo potrebbe essere imperdonabile lasciare Babacar in campo aperto nell’uno contro uno con Zapata, l’ex milanista lo contrasta al limite del fallo facendo scattare in piedi tutta la panchina giallorossa che ne invoca l’intervento scorretto ma Doveri fa proseguire e dopo soli sette minuti il match si mette subito in discesa: Dell’Orco sbaglia un elementare appoggio in uscita dalla propria area, Masiello conquista la sfera e l’appoggia a Pandev , il macedone innesca Sanabria che sfrutta un rimpallo favorevole e la fragilità dei centrali giallorossi ed infila di giustezza sul primo palo, premiando con una rete di grande pesantezza la scelta di Nicola di schierarlo dal primo minuto.

La rete segnata all’alba del match dovrebbe essere il viatico per una partita non troppo complicata contro un’avversaria che in campo aperto potrebbe pagare dazio; invece Criscito e compagni commettono il peccato di lasciare il pallino del gioco agli avversari senza mai ripartire , denotando un nervosismo eccessivo, la palla sembra scottare nei piedi e gli ospiti capiscono e prendono fiducia, vincendo la maggior parte dei duelli nella zona nevralgica del campo, con Barak pericoloso incursore che all’11’ mette alto di testa un cross da destra di Mancosu. Sturaro accusa l’ennesimo problema muscolare e viene rilevato da Barreca, né Behrami né Cassata sono in panchina e comunque la scelta di Nicola fa da subito capire il tipo di partita cui assisteremo. Ancora il biondo cavallone ceco si conferma come un pericoloso incursore ma la sua mira è scentrata, a metà tempo reclamano ancora gli ospiti per un contatto tra Saponara e Barreca, che prende il tempo all’avversario ed entra in area ma si lascia cadere, con Doveri che fa ampi gesti di proseguire. Il Lecce fa la partita per rimontare ma non si rende pericoloso dalle parti di Perin anche se vengono lasciati troppi spazi di manovra, al 39’ il cross da destra di Lapadula, entrato al posto dell’infortunato Babacar, viene ciccato all’altezza del dischetto da Farias, per una conclusione che avrebbe potuto far male ad un Genoa che in chiusura di tempo rischia di capitolare: è troppo semplice la circolazione di palla che porta Saponara a servire Lapadula nel cuore dell’area, l’ex attaccante genoano scavalca Perin in uscita disperata ma il suo tocco vincente viene rintuzzato sulla linea da Romero. Ennesime proteste ospiti, Saponara viene ammonito ma Doveri viene richiamato al Var e coglie un’uscita fallosa di Perin nel contrasto con Lapadula: rigore generoso che Mancosu spreca al primo dei cinque minuti di recupero, calciando altissimo nella Nord deserta.

Al rientro in campo subito dentro Pinamonti per Sanabria non al meglio e che comunque al di là dell’importantissimo gol non si è visto ma il cliché non sembra mutare, con il Genoa sempre sotto la linea della palla ad aspettare in maniera troppo passiva gli avversari, dopo 5’ il tiro di Saponara viene rintuzzato in corner da Lerager e sulla battuta dalla bandierina dello stesso ancora Barak prende il tempo alle belle statuine davanti a Perin e devia di testa, con Lapadula che arriva con un attimo di ritardo per il tap-in vincente , con palla che sfila a fil di palo. L’inconsistente e fumoso Falque lascia il posto a Jagiello, altra scelta conservativa di mister Nicola, ancora Barak di testa mette i brividi a Perin con un’incornata alta, Criscito rompe l’assedio e nell’unica volta in cui si vede nella metà campo opposta coglie un gran palo con un sinistro dal limite, ma il gioco era fermo per un precedente fuorigioco di Pinamonti ed al quarto d’ora arriva il meritato pari dei salentini, anche se la rete è casuale: Mancosu effettua un tiro cross da sinistra, Romero all’altezza dell’area piccola abbassa la testa invece di intervenire, la sfera prende velocità, Perin si lancia in ritardo ed il pari è cosa fatta.

Un pareggio sarebbe una mezza sconfitta per un Grifone che appare però stanco sia fisicamente che moralmente, il solo Pandev, il più vecchio del gruppo, cerca di scrollare i compagni, reclama un contatto falloso appena entrato nei sedici metri e poco dopo difende bene palla e serve Schone che dentro l’area ciabatta con poca convinzione e rabbia agonistica a lato.   Corre il 22’ quando il danese può calciare una punizione da venticinque metri ma la battuta sfila un paio di metri a lato della porta difesa da Gabriel, ben più pericolosa la ripartenza degli ospiti con l’inesauribile Donati che da destra pesca Barak che di sinistro tutto solo alza sulla traversa di Perin da una decina di metri. Il pericolo evitato rende ulteriormente rattrappito il Grifone, assistiamo ad una lunga serie di passaggi scolastici a centrocampo senza dare mai profondità alla manovra, il Lecce sembra adeguarsi ad un risultato che potrebbe risultare prezioso ma a nove minuti dalla fine arriva il momento decisivo. Pinamonti è bravo a rubare una palla a Saponara appena fuori dell’area ospite e servirla a Jagiello che dal limite esplode un bel destro che incoccia nel palo sinistro per rientrare verso il terreno, picchia sulla schiena di Gabriel e si infila per il più classico degli autogol. E’ il gol che deciderà la sfida, una di quelle reti che verranno ricordate per anni, il Lecce non ci sta, Liverani a bordo campo è un leone in gabbia e spinge avanti i suoi perché capisce che la sconfitta cambia radicalmente le carte in tavola nella corsa alla salvezza. L’ultima occasione capita ancora a Barak, che servito al minuto 40 da Farias calcia ancora alto dal limite, da li’ in poi non succede più nulla, i quattro minuti di recupero passano senza pericoli ed il fischio finale di Doveri viene salutato come una liberazione.

Quattro partite alla fine, quattro come i punti di vantaggio che diventano cinque per gli scontri diretti a favore: la prodezza di Jagiello ha un peso specifico enorme nella corsa salvezza ed ora l’encomiabile Pandev ed i suoi compagni non dovranno dissipare il valore incalcolabile di una vittoria arrivata con l’aiuto di quella fortuna che era mancata in altre circostanze, ma bisognerà assolutamente trasformare in poche ore la fortuna in energia positiva per preparare al meglio il derby che tra poco più di quarantotto ore andrà in scena contro la lanciata Samp di Ranieri, capace di ottenere cinque vittorie nelle ultime sei partite. Il Genoa deve riuscire a liberarsi delle sue paure, di una palla che sembra scottare nei piedi, la condizione fisica appare davvero precaria ma a volte bisogna anche saper gettare il cuore oltre l’ostacolo e non limitarsi al compitino, troppi dei protagonisti scesi in campo in queste ultime partite non hanno mai dato l’impressione di capire appieno che retrocedere sarebbe una catastrofe sportiva, per la società ma anche per loro.

I tre punti strappati ieri sera al Lecce diventeranno fondamentali solo se Criscito e compagni sapranno interpretare al meglio, quantomeno dal punto di vista mentale e dell’approccio, le ultime quattro fatiche che li attendono da qui al due agosto.

Marco Ferrera

GENOA-LECCE 2-1

Reti: p.t. 7’ Sanabria s.t. 15’ Mancosu 36’ Gabriel (aut.)

GENOA (4-4-2): Perin 5,5 – Masiello 6 Romero 5,5 Zapata 5,5 Criscito 5,5 – Falque 5 (8’ s.t. Jagiello 7) Lerager 5,5 Schone 5,5 Sturaro n.c. (13’ p.t. Barreca 5 – 45’ s.t. Goldaniga n.c.) – Pandev 6,5 (45’ s.t. Favilli n.c.) Sanabria 6,5 (1’ s.t. Pinamonti 6) All: Nicola

LECCE(4-3-2-1): Gabriel 5,5 – Donati 6,5 Lucioni 6 Paz 6 Dell’Orco 5- Barak 6,5 Petriccione 6(37’ s.t. Falco n.c.) Mancosu 6 – Saponara 5,5 Farias 5 – Babacar 5,5 (32’ p.t. Lapadula 6) All: Liverani

Arbitro: Doveri di Roma 6

Note: serata estiva ma gradevole , terreno di gioco in ottime condizioni. Calci d’angolo 8-3 per il Lecce. Ammoniti: Lerager, Romero (G) Petriccione, Saponara, Lucioni e l’allenatore Liverani (L).

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