Il teatro dell’assurdo in casa Genoa continua, il nostro Pierluigi Gambino commenta la situazione dopo il crollo con l’Atalanta.
“Gigia che faccia” – ripeteva nelle sue commedie Gilberto Govi a commento di fatti grotteschi ed ancor più di affermazioni che non stanno né in cielo né in terra. Nel Genoa ormai i confini dell’assurdo e del ridicolo sono stati abbondantemente superati.
Genoa: i giocatori rivogliono Juric

L’ultima “chicca” è la richiesta dei giocatori alla società di reintegrare Ivan Juric alla loro guida, detronizzando Mandorlini. Beninteso, è già successo, negli interludi tra una gestione Gasperini e l’altra, che Preziosi dovesse mandar via l’allenatore subentrante, dimostratosi peggiore del “titolare”, ma forse è una novità assoluta quella di pedatori impegnati a suggerire una restaurazione di carattere tecnico dopo che erano stati loro, con certe prestazioni indecenti (Pescara, ovvio, è stato il culmine) a spingere il primo mister sul baratro.
Va compreso, adesso, l’imbarazzo di un capo azienda che, di fronte a certe forzature da parte dei suoi dipendenti, rischia di perdere la faccia adeguandosi immediatamente: sarebbe come prestarsi ad una sorta di ricatto e mostrarsi succube. Dall’altro lato, però, troviamo la ragion di stato e l’amara analisi della realtà, che ha già spinto il Joker ad interrogarsi riguardo alla permanenza o meno di un mister rivelatosi non brillantissimo in troppe scelte, di formazione e anche di modulo. L’impressione è che il futuro del ravennate sia già segnato e che solo un risultato in controtendenza a Udine potrebbe salvargli la panchina: evento improbabile non solo per ragioni meramente tecniche.
E se fosse Maran la soluzione per il Genoa?
Intanto, i siti di calciomercato rilanciano la voce di un corteggiamento sempre più deciso di Preziosi nei confronti di Rolando Maran, che tra i tecnici abbordabili appare il più dotato e stuzzicante. L’allenatore trentino da anni sta facendo bene a livelli medio-alti e forse ha capito che il suo ciclo al timone del Chievo è avviato al capolinea. Una mossa del genere, oltreché apprezzabile, sarebbe pure il segnale di un radicale cambio di orientamento e di una precisa volontà di ricambio: la risposta che i tifosi genoani – ultrà e moderati – si attendono.
Ovvio, questa scelta sicuramente auspicabile potrebbe non bastare. Il Prez, al di là di certe dichiarazioni di intenti – non ha alcuna voglia di mollare il vascello rossoblù ed è conscio della difficoltà di reperire un successore, ma ha altresì capito che la pace sociale si ricostruisce cambiando quasi tutto in società – compresi i collaboratori più stretti – e ovviamente nella squadra. Provvedimenti da pianificare in tutta fretta non per riconquistare l’ala più oltranzistica del tifo, che gli ha dichiarato guerra su tutti i fronti (un rapporto ormai difficilmente ricostruibile), ma quella che lui definisce maggioranza silenziosa, i supporter quieti e razionali, grati nei suoi confronti per il decennio consecutivo di serie A ma altresì stufi del recente andazzo, non più accettabile.
La contestazione a Preziosi

Sono questi i genoani, mai pizzicati a urlare o a scrivere che “il Genoa è nostro” e che “il Genoa non ha padroni”, ai quali il patron rossoblù deve dare una risposta perentoria. Altro che quelle dichiarazioni rilasciate nel post-partita, tutte tese ad addossare le colpe di questa situazione su altri: Rincon e Pavoletti che avrebbero spinto per partire; la jella che ha appiedato Perin e Veloso; i contestatori che avrebbero rovinato l’ambiente e condizionato negativamente la squadra; i calciatori, responsabili di atteggiamenti scarsamente professionali; il mister, macchiatosi di errori marchiani.
Lui si è chiamato fuori, come se fosse solo vittima degli eventi e non il principale artefice. E qui si torna a Govi quando diceva: “Ha una faccia come le lastre”.