Il Genoa ha scelto il modo peggiore di perdere il derby

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La sconfitta nel derby pesa soprattutto per la poca combattività mostrata dal Genoa. Il commento di Gambino.

C’è modo e modo di perdere una partita, anche un derby. Il Genoa ha scelto il peggiore, quello che non poteva non suscitare lo sdegnato rifiuto del saluto deciso dalla Nord. Il Grifo aveva perso numerose stracittadine con punteggio più netto, ma mai ammainando bandiera quando c’era ancora tutto il tempo per raddrizzare la gara o almeno provarci. Ci stava di beccare gol da un campione come Muriel, ma non ci sta di negare al pubblico amico (numerosissimo al Ferraris) la speranza di una rimonta, da coltivare con un arrembaggio convinto.

Genoa passivo: il derby andava onorato

Munoz impegnato nel derby Genoa-Sampdoria 0-1
Munoz impegnato nel derby Genoa-Sampdoria 0-1

L’1-0 ha certificato, nell’animo degli spauriti e stanchi calciatori rossoblù, la superiorità dei “cugini”. Atteggiamento passivo che non appartiene alla storia di un club che nell’arco di numerosi decenni ha sempre stravinto la stracittadina sul piano della determinazione, del coraggio, della combattività, anche quando era ampiamente inferiore ai rivali.

La reale caratura di un Genoa privo di Rincon, Pavoletti, Ocampos, Perin e Veloso è bassissima, da zona retrocessione, e non può bastare la constatazione che Palermo, Crotone, Pescara ed Empoli stanno facendo peggio e non riescono a rimontare in classifica per accennare un piccolo sorriso di sollievo. La salvezza non è a rischio, ma contano anche altri valori: per esempio il rispetto di una tifoseria che a livello di affluenza allo stadio si aggira attorno al settimo posto in Italia.

La verità è che la difesa del Grifone, pur con qualche punto debole, vale la massima serie, ma gli altri due settori non sono attrezzati per la categoria. Il derby ha messo chiaramente a nudo i limiti di una squadra che resta a galla sin quando ha un po’ di fiato da spendere, per poi crollare di schianto. Mandorlini ha cambiato due terzi dell’asse centrale: mosse applaudite sino all’intervallo, ma discutibili se mantenute nel corso di una ripresa sempre sofferta. D’altronde, Cofie è un combattente privo di qualità e Ntcham, l’eroe delle due sfide precedenti, con l’erroraccio costato la sconfitta ha dato presto ragione a chi (Gasperini in primis) lo ha sempre giudicato capace di prodezze da titolone ma anche inaffidabile per scarsa lucidità.

Nel derby anche Mandorlini ha sbagliato

Mandorlini allenatore del Genoa
Mandorlini allenatore del Genoa

Il tecnico ha insistito a lungo su Lazovic, che avrebbe dovuto spaccare il mondo con la libertà che la Samp gli ha lungamente concesso. Invece non si è reso capace di un solo cross e di un solo corner accettabile. Siamo così sicuri che Edenilson avrebbe garantito un rendimento più basso? Il trainer, nel dopo gara, non è stato tenerissimo con il serbo.

In avanti, dopo l’iniziale fiammata, il Genoa non è esistito. Rari gli spunti di Pinilla, nullo l’apporto di un Simeone sempre più avvitato in se stesso. La coppia non funziona proprio, i due continuano a pestarsi i piedi e raramente si notano in area di rigore, che dovrebbe essere il loro territorio naturale.  Mandorlini ha difeso i mancati bomber lamentando la totale mancanza di rifornimenti: giusta osservazione, ma i due ci hanno messo del loro.

Il ravennate merita però attenuanti di ogni genere. Osservando la panchina rossoblù a metà gara, quanti e quali elementi avrebbero potuto offrire garanzie superiori? Pochissimi. Contando gli indisponibili Perin, Orban, Veloso e Ninkovic, la rosa genoana vanta 26 elementi: un’enormità. Sarebbero bastati venti giocatori ma di qualità decente per affrontare in serenità il girone di ritorno. Invece gli impresentabili si contano sulle dita di due mani, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. E dire che certuni insistono a definire il Genoa rafforzato dall’ultima campagna di mercato, l’ennesima caratterizzata da un via vai stordente…

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