Sono bastate 72 ore al Genoa di Juric per metabolizzare la sconfitta nella stracittadina e ripartire di slancio, fermando la marcia del Milan del presuntuoso Montella e rimandandolo a casa con un rotondo 3-0.
L’ingresso di Munoz al posto di Orban, che nel derby aveva sofferto non poco le accelerazioni di Muriel, ha puntellato una retroguardia che ha ritrovato il miglior Burdisso al fianco del solito Izzo, ormai maturo per una chiamata di Ventura in nazionale. Il centrocampo ha costruito il successo contro un avversario lento ed involuto, con il consueto apporto del settepolmoni Rincon, con Edenilson preferito in partenza a Lazovic dopo l’ottima prestazione nel derby del brasiliano, con Laxalt non propositivo come al solito ma ormai pedina insostituibile nello scacchiere tattico di Juric, con il solo Veloso che non è andato al di là del solito compitino e che attendiamo ad un cambio di passo necessario per questa squadra. Nella quale a mio avviso il giocatore fondamentale in questo momento per gli equilibri è Rigoni, inventato da Juric “falso sette” e di fatto uomo in più nelle due fasi di gioco rossoblu, quella propositiva e quella di “non possesso”. Ottimo l’impatto sul match del fine Ninkovic, subito decisivo alla prima da titolare , mentre l’ingresso a partita in corso di Lazovic e Pavoletti ha di fatto mandato definitivamente il Diavolo all’inferno. Soprattutto il maggior minutaggio concesso al bomber livornese, autore della giocata decisiva nel preparare il gol del raddoppio che ha portato alla scivolata autolesionista di Kucka e sontuoso nel siglare personalmente il gol del trionfo mettendo a sedere prima Romagnoli e poi Donnarumma, ha fatto capire (ma non ce n’era bisogno…) l’imprescindibilità di “Pavo”, per far compiere il salto di qualità ad una squadra attesa ora al confronto contro l’Atalanta di Gasperini.
L’ingresso di Lazovic e Pavoletti è stato determinante in una fase della partita in cui il Milan, in dieci uomini per l’insensato intervento di Paletta su Rigoni, aveva preso campo e stava creando qualche problema ad un Genoa che non riusciva più a ripartire, con tanti giocatori stanchi ed in debito di ossigeno. Proprio la gestione delle forze a sua disposizione è il compito forse più difficile che attende Juric, che ha stravinto il confronto con Montella nella umidissima serata in riva al Bisagno.
La Samp uscita trionfatrice dal 113° derby della Lanterna si è subito fermata contro la corazzata Juventus : Giampaolo ha cambiato cinque undicesimi rispetto al successo sul Grifone, lasciando inalterata la retroguardia e rivoluzionando centrocampo ed attacco. Con il senno del poi e considerando che i bianconeri non hanno mostrato lo strapotere dello scorso anno, forse la Samp avrebbe potuto crederci maggiormente. L’avvio è stato da incubo, con una retroguardia fatta a fette dalle accelerazioni di Cuadrado e dalla forza fisica di Mandzukic e Chiellini: Regini, saltato secco sull’out dal colombiano e Sala, incapace di chiudere diagonalmente su Mandzukic, sono due esterni troppo fragili per garantire solidità e sicurezza ad una retroguardia che lavora male nei meccanismi difensivi. Si continua a subire troppo nel gioco aereo ed è un peccato perché dalla metà campo in avanti si vedono buone qualità: le note positiva di ieri sera sono Praet e Schick. Il belga ha dimostrato grandi doti sia tecniche che aerobiche, un talento che Giampaolo deve impiegare maggiormente ed inserirlo in pianta stabile nell’undici titolare, il ceco ha realizzato un bel gol ed ha fatto vedere di essere in possesso di una buona tecnica e di poter essere la prima alternativa alle punte titolari. Non abbiamo capito la sua sostituzione per far entrare Quagliarella subito dopo la rete che aveva riaperto potenzialmente la partita, ma Giampaolo spesso non ci convince soprattutto nelle scelte a partita in corso così come ci ha deluso per l’ennesima volta la prova di un’impalpabile Alvarez, in campo invece di Fernandes che ha dimostrato di avere un altro passo ed un altro impatto sulle partite rispetto all’ex interista.
Ultima annotazione su Christian Puggioni, beniamino a ragione dei tifosi della Sud: l’errore commesso sul terzo gol , quello di Pjanic, è da matita rossa e peccato sia arrivato nel momento di maggior equilibrio della partita, quando la Juve aveva visto minate le sue certezze dalla stoccata di Schick. L’assenza di Viviano è pesante come un macigno, speriamo non sia troppo penalizzante nelle partite a venire e che la società non debba recitare il mea culpa per non aver fornito un dodicesimo più pronto e meno arrugginito alla rosa blucerchiata.
Domenica sera arriverà l’Inter che, dopo tre sconfitte, ha ritrovato l’intera posta contro il lanciato Torino , con Icardi che, ad onta delle polemiche varie, rimane uno degli attaccanti più letali del nostro campionato, supportato dai vari Eder, Perisic, Candreva e Palacio: si giocherà al “Ferraris” e Giampaolo dovrà essere bravo a creare quell’empatia tra pubblico e squadra che non è mai mancata in questa stagione e sfruttare l’onda lunga dell’entusiasmo per il derby vinto, che ieri sera è stato immediatamente sopita da una formazione scesa in campo senza la necessaria concentrazione e carica agonistica , quasi una vittima predestinata ancor prima di scendere sul terreno di gioco.