Il “popolo” da tempo reclama a gran voce più spazio per Panagiotis Tachtsidis, ma il greco non è certo nelle grazie di Giampiero Gasperini, che lo utilizza con il contagocce. Ecco perché, ora che ha ritrovato la fiducia dell’ambiente, il tecnico rossoblù deve continuare a pensare con la propria testa.
È tornato a splendere il sole sopra Pegli, grazie all’emozionante vittoria contro l’Udinese, alla signorilità di mister Gasperini e all’affetto dimostrato verso di lui dalla stragrande maggioranza del tifo genoano. Non si pensi però che ritrovare la serenità sia una conquista su cui adagiarsi, deve essere se mai il punto di partenza sul quale costruire le prossime vittorie, quanto mai necessarie per la classifica, visto anche il calendario.
Vittoria fondamentale, non adatta per deboli di cuore e molto sudata, quella ottenuta dal Genoa contro l’Udinese, che a Marassi ha sì lasciato prevalere i padroni di casa, ma è anche andata vicinissimo al pareggio. Come dire, le difficoltà non spariscono da un momento all’altro e ripiombare nel pessimismo cosmico è davvero un attimo. Per tali ragioni, il Grifone non deve dormire sugli allori, ma continuare a tirar dritto per la propria strada, concentrato sulla prossima gara a Verona col Chievo, proprio come sta facendo mister Gasperini con il “caso” Tachtsidis.
Da tempo, e anche dopo i tre punti strappati ai friulani, tifosi e addetti ai lavori si interrogano sulle ragioni di un così marcato ostracismo verso un giocatore di spessore e ambìto da diverse altre squadre. In effetti la stagione di Panagiotis il greco è stata sin qui piuttosto paradossale: nessuno, nel centrocampo del Genoa, ha giocato meno gare da titolare di lui: solo 4. Entrato a gara in corso altre 7 volte, ha giocato in totale 11 partite su 26, segnando un gol e realizzando un autogol.

Curiosamente però, Tachtsidis è anche il secondo centrocampista rossoblù per media voto (6,15), nonché il quarto in tutta la rosa genoana, dietro a Perin, Rincon e Pavoletti. Di lui si ricordano soprattutto il pesantissimo gol-vittoria segnato al 93′ di Genoa-Chievo e le varie volte in cui ha fatto bene da subentrante, come ad esempio in Verona-Genoa. Sarà un caso, ma anche domenica contro l’Udinese, il Grifone ha trovato il gol del vantaggio con Laxalt solo dopo il suo ingresso al posto di Suso.
Perché allora Gasperini persevera nel lasciarlo in panchina e nel preferirgli Dzemaili e Rigoni? Nel calcio i numeri sono importanti, ma non sono tutto. Il Gasp ha dimostrato una volta per tutte di avere la squadra in pugno e la situazione sotto controllo. Nella sua testa, alla luce dei movimenti di mercato di gennaio, ha da tempo scelto il suo 11 titolare (grossomodo la squadra schierata dal 1′ contro l’Udinese, con Pavoletti e Ansaldi al posto di Matavz e uno tra Dzemaili e Rigoni) e ora che è uscito alla grande da un momento difficile anche a livello personale, non ha alcuna intenzione di abbandonare le proprie certezze, né di farle venire meno tra i propri giocatori. Il tecnico piemontese sa che una pedina come Tachtsidis, non ideale al suo gioco perché ritenuta troppo statica, può comunque tornare utile nelle ultime 12 gare che restano da giocare, magari sfruttando il suo poderoso sinistro a gara in corso.
Per questo, e a maggior ragione ora, è necessario far lavorare mister Gasperini, fargli compiere le proprie scelte in un clima di fiducia: i difetti non gli mancano, ma i numeri e il cuore della gente rossoblù sono dalla sua parte.